Sventata rete di pedopornografia. Il fondatore, un milanese

È in corso da questa mattina l’operazione “Nanny”, coordinata dalla Procura di Firenze per sventare il sodalizio criminale fondato da un milanese, poi arrestato, che utilizzava i social network produrre e diffondere materiale pedopornografico.

112 gli indagati, dieci sono stati arrestati in Italia, Usa, Francia e Portogallo, è il risultato di una vasta operazione internazionale contro la pedofilia online, condotta in 28 paesi e coordinata dalla Procura di Firenze e dall’agenzia Eurojust.Gli italiani coinvolti sono 14.

I Carabinieri e la Guardia di Finanza stanno effettuando perquisizioni in abitazioni di varie regioni italiane, dalla Lombardia alla Puglia. Il tribunale di San Diego (California) ha ordinato le prime perquisizioni negli USA, poi eseguite con successo dagli investigatori di Ncis, in collaborazione con i colleghi italiani del Nit. Le accuse a carico di dei responsabili sono di associazione a delinquere finalizzata alla produzione e diffusione di materiale pedopornografico. L’inchiesta è scaturita da denunce anonime fatte al Telefono Arcobaleno.

Il cuore dell’inchiesta, dal punto di vista operativo, è a Siracusa, dove sono attivi gli investigatori specializzati del Nucleo interforze investigativo telematico (Nit) che collaborano con i colleghi statunitensi del Ncis, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Firenze Giuseppe Quattrocchi e dal sostituto Vincenzo Ferrigno. Congelati i dati informatici presso i server statunitensi del social network, oscurato, cui aderivano numerose comunità di pedofili che reclutavano ogni giorno nuovi oltre 700 adepti sparsi in tutto il mondo,anche in Paesi come Arabia Saudita, Messico, Cile, Argentina, Qatar, Israele. Fittissimo lo scambio di migliaia di fotografie e centinaia di video a carattere pedopornografico, con neonati e bambini fino a 11 anni.

I pedofili, aderendo al social network, che aveva il server a Dallas, si registravano fornendo generalità personali, account di posta elettronica, inoltre sottoscrivevano un documento in cui accettavano consapevolmente di iscriversi e partecipare ad una rete dedita alla pedopornografia. Sul social network agivano con ‘nickname’. Il Nit di Siracusa ha rintracciato tutti gli ip dei computer da cui era stato ‘postato’ il materiale illegale, risalendo ai titolari.

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