Tagli della sinistra e liste d’attesa sanitarie che sfuggono ad Elly Schlein ‘la smemorata’

I due importanti provvedimenti sulla Sanità approvati dal Consiglio dei Ministri sono promesse mantenute dal governo Meloni. Su due problemi che in passato non sono mai stati affrontati efficacemente, ovvero l’abbattimento delle liste d’attesa e la cronica carenza di medici e personale sanitario, l’esecutivo ha risposto in maniera puntuale e urgente.

“Tutta fuffa elettorale” strillava il Pd con Debora Serracchiani“. Un  inganno per i cittadini. “Un ennesimo imbroglio” tuonava  Anna Ascani, Vicepresidente dem della Camera dei deputati.

Seguono a ruota commenti livorosi di Avs. Ma la fuffa e tutta loro. Di un Pd e di una sinistra che hanno cavalcato la Sanità durante la campagna elettorale per le Europee per attaccare il governo. E quando il governo ha dato risposte urgenti alle criticità in modo r responsabile, Pd e sinistra si sono visti scavalcati, superati dai fatti. Come sempre è stata loro tolta la parola.

Il Pd parlava di imbroglio elettorale. Ma sono i dem ad avere usato il tema sanità in campagna elettorale.

Dunque è grottesco il teatrino che si è messo in scena appena poco dopo l’ok del Cdm. Se Meloni non fa nulla per la Sanità, partono le accuse di incapacità. Se la premer e il governo fanno i fatti, non va bene lo stesso, si grida alla fuffa e all’imbroglio. Qual’è la ratio di posizioni così isteriche? Forse l’immobilismo è per questa sinistra l’unica “confort zone” che può consentirle l’agibilità di critica al governo: non fare nulla dà agio a Schlein e Company di parlare e criticare. Quando invece si è in presenza di un governo che  agisce, il Pd rimane spiazzato e derubrica  a un “imbroglio elettorale”, le misure prese in tema sanitario. La sinistra per prima usa la sanità italiana come argomento elettorale, poi si stizzisce se il governo prima delle elezioni agisce per contrastare le criticità.

Tommaso Foti restituisce al mittente le critiche: “Nel Consiglio dei ministri il governo Meloni ha approvato una serie di misure che permetteranno, tra le altre novità, una riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie. Ai soliti detrattori di sinistra si può ricordare che è da 10 anni che le liste di attesa si incrementano. Nonostante le Regioni abbiano avuto a disposizione 500 milioni per abbatterle – risorse utilizzate per meno della metà -. Giorgia Meloni, in poco più di un anno e mezzo di governo e a differenza di quelli passati, ha messo 12 miliardi in più di euro sulla sanità. Con i quasi 134 miliardi a cui arriva quest’anno il Fondo sanitario nazionale, raggiungiamo il più alto investimento mai previsto per la sanità”,  dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

Altro che fuffa, “il decreto porrà fine alle calende greche delle visite e dei controlli sanitari. Fuori di polemica, il Governo Meloni si occuperà di garantire la preziosità del servizio sanitario: universale punta di diamante della nostra Costituzione ma continuamente tradito nella sua applicazione reale. Per la prima volta si interverrà attraverso meccanismi certi e rapidi. Un decreto legge la cui necessità e urgenza è tale da almeno venti anni. Sono certo che nessuno voterà contro”. E’ quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

L’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti considera “questi cammini sono lunghi da fare. Ma c’è sempre un primo passo e questa è la via giusta. Ci sono stati dei governi di centrodestra durante i quali a spesa per la sanità italiana era assolutamente nella media europea e la qualità era molto buona. Poi sono venuti dieci anni di governi diversi, anche tecnici, e dopo il Covid non è certo andato meglio”, dice a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, l’ex ministro dell’Economia e deputato di Fratelli d’Italia.

“Unindustria Sanità esprime il proprio apprezzamento per le finalità del decreto e del disegno di legge illustrati dal ministro Schillaci”. Sono le parole di Luca Marino, vicepresidente Unindustria. “Il Decreto legge sulle misure urgenti da adottare per ridurre le liste d’attesa può rappresentare una vera svolta per il futuro del nostro Servizio sanitario”.

Non chiacchiere e slogan per recuperare al disastro della sanità che viene da lontano. Il governo, con buona pace della sinistra, fa sul serio. Obiettivo: garantire tempi certi per le prestazioni sanitarie con incrementi del fondo sanitario regionale e l’aumento di visite ed esami effettuabili anche il sabato e la domenica. A decorrere dal 2025, la spesa per il personale delle aziende e degli enti del servizio sanitario – si legge nella bozza- “è determinata sulla base della metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale”. Per ridurre le liste di attesa, ma anche per “contrastare il fenomeno dei cosiddetti ‘gettonisti’ e di re-internalizzare i servizi sanitari affidati a cooperative, fino al 31 dicembre 2026, le regioni, le Province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti del Servizio sanitario nazionale “possono reclutare il personale attraverso forme di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, in deroga”.

Un’altra doppia morale alligna nel Pd. Dopo la figuraccia sull’adesione al condono “tanto odiato”, ora Elly Schlein straparla di liste d’attesa. A testa bassa attacca Meloni, parlando di “un provvedimento vuoto, un decreto fuffa: perché non si può pensare di abbattere le liste d’attesa senza aggiungere un euro a un sistema già sottofinanziato”.  La segretaria del Pd Elly Schlein attacca l’esecutivo  nel corso di una conferenza stampa al Senato sulla sanità.

Il Pd e Schlein attaccano il governo per non aver messo risorse sulla sanità pubblica. Mentendo e dimenticando i dieci anni di definanziamento della sanità pubblica consumatasi sotto governi partecipati dal Pd, non certo dal centrodestra. Pd e Cinquestelle nel periodo 2013-2019 hanno fatto forti tagli, che sono stati ‘ricordati’ non più tardi di un mese fa dalla Ragioneria Generale dello Stato. Che ha dimostrato come le risorse siano invece aumentate,   a partire dalla pandemia,  dalla prima legge finanziaria del governo Meloni a fine 2022.

Dopo il drastico aumento nel 2020 dovuto all’insorgere della pandemia da Covid-19 e la successiva flessione dovuta alla previsione di una graduale uscita dallo stato di emergenza, la previsione del rapporto fra spesa sanitaria pubblica e Pil presenta “una crescita piuttosto regolare fra il 2030 e il 2050”, scrive la Ragioneria Generale.  Ed è la prima bugia della sinistra.

I due importanti provvedimenti sulla Sanità approvati dal Consiglio dei Ministri  non sono mai stati affrontati efficacemente nel precedente  decennio: parliamo dell’abbattimento delle liste d’attesa e la cronica carenza di medici e personale sanitario.

Alla fine la ‘fuffa’ è quella di Elly.

Giorgia Meloni, in poco più di un anno e mezzo di governo e a differenza di quelli passati, ha messo 12 miliardi in più di euro sulla sanità sono stati inseriti nella manovra 2023m arrivando a 136 miliardi: il più alto investimento mai previsto per la sanità pur in un momento critico per l’economia mondiale. La fuffa, come detto,  è solo di Elly Schlein visto che il  centrosinistra al governo tagliava i fondi alla Sanità. Nel 2019 il Fondo sanitario nazionale ammontava a 115 miliardi di euro per viaggiare, negli anni del Covid, tra i 122 e i 127. Il governo Meloni è arrivato a 136 miliardi.  Il problema, insomma, non sono i soldi di oggi, ma i tagli di ieri.

Rinfreschiamo la memoria alla smemorata Elly. Fu Mario Monti che nei due anni a capo del governo (2011-2013) diede inizio a una lunga stagione di tagli massicci alla sanità pubblica. Dopo il governo Monti sono stati proprio tre governi guidati dal Pd (Letta, Renzi, Gentiloni) a depauperare la sanità pubblica: con tagli lineari e promesse di fondi non versati. Tanto che la Fondazione Gimbe, che non è  di centrodestra, ha calcolato in ben 37 miliardi i soldi sottratti al finanziamento della sanità tra il 2010 e il 2019. La gestione del Covid ha solo dato il colpo di grazia a un Sistema sanitario già in grave crisi di risorse: dal 2010 al 2020 sono stati chiusi 111 ospedali e 113 punti di Pronto Soccorso; tagliati 37mila posti letto e 29mila sanitari. Per il 2023 il governo Draghi previde un ulteriore taglio di 15 miliardi di euro.

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