Taglio Cuneo fiscale fino a 36mila euro, Landini vuole allargarlo alle pensioni

Il neonato governo M5s-Pd, al netto degli scossoni politici dati dall’uscita di Renzi dal Pd e dal conseguente cambio di architettura nella maggioranza, è al lavoro per cercare di armonizzare una legge di Bilancio non facile ed il previsto taglio del cuneo fiscale, con l’obiettivo di aumentare il netto in busta paga ai lavoratori.

Bonus in busta paga

Fondamentalmente, la misura prevista da M5S e Pd si concretizzerebbe in un bonus da 1.500 euro netti l’anno in favore dei redditi fino a 35mila euro lordi. Praticamente circa 125 euro mensili in più. Il nuovo bonus scenderebbe progressivamente per i redditi superiori ai 36mila euro, fino ad azzerarsi per i redditi dai 55mila euro lordi in su. Il tutto assorbendo il bonus Renzi di 80 euro in busta paga, ora erogato fino a 26.600 euro. Come già previsto dal precedente Governo, del resto. Per gli incapienti è previsto un credito di imposta, da richiedere con la dichiarazione dei redditi o da usare in compensazione.

Dunque un deciso cambio di rotta rispetto alla detassazione di 5-6mila euro per guadagni superiori a 50mila euro promessa dal precedente Governo. Una misura a favore dei ceti bassi e medi, meno favorevole per quelli alti. E comunque progressiva.

Cuneo fiscale

Ogni punto tagliato di cuneo per tutto il lavoro dipendente pesa per 2,5 miliardi sui conti pubblici, dunque al momento si sta ragionando su una riduzione di due punti. All’interno della maggioranza si ipotizza anche un’altra soluzione: riduzione mirata dei contributi sociali a carico del datore di lavoro per lavoratori a bassi salari. Una strada sperimentata con successo in Francia.

Numeri

Alcuni giorni fa, invece, Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha suggerito di realizzare una sforbiciata al costo del lavoro di natura selettiva. Il numero uno dell’Istituto di previdenza ha spiegato che gli sgravi “dovrebbe andare nella direzione di una sostenibilità socio-ambientale”. Le statistiche, ad ogni modo, sembrano confortare un taglio del cuneo fiscale. Secondo il più recente rapporto dell’Ocse (Taxing Wages 2019), nel 2018 in Italia la busta paga di un lavoratore medio (circa 30 mila euro lordi) era tassata del 47,9 per cento. Quindi su 100 euro di lordo in busta paga, a un lavoratore italiano medio arriva un netto di 52,1 euro.

Quasi la metà. Nella classifica europea, Roma è terza e davanti ha il Belgio, primo in classifica con un cuneo fiscale e contributivo pari al 52,7 per cento, e la Germania con il 49,5 per cento. Subito sotto al podio si trova la Francia, con il 47,6 per cento, appaiata con l’Austria. Seguono poi Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Lettonia e Finlandia.

Landini prova ad allargare ai pensionati

Fino a questo punto si è parlato di taglio del cuneo fiscale solo ed esclusivamente per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, ma non è escluso – anche se difficile – che qualcosa possa essere fatto anche sulle pensioni, coperture permettendo. Maurizio Landini, ospite di Lilli Gruber su La7 dopo l’incontro fra sindacati e governo, ha fatto sapere di aver espresso a Giuseppe Conte la volontà della CGIL di mettere sul tavolo un aumento del netto in busta anche per quanto riguarda gli assegni pensionistici, poiché “Il paese ha un problema di precariato ed ha un problema di potere di acquisto sia per quanto riguarda i lavoratori, sia per quanto concerne i pensionati. Se ne riparlerà nei prossimi vertici, sebbene sia chiaro che al momento la priorità, anche in termini di coperture, restano i redditi da lavoro.

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