La Casta e suoi ex ‘adepti’ non si smentisce mai. La riduzione di stipendio e pensione da parlamentare della repubblica italiana non è stata digerita con facilità dai nostri deputati e senatori. Stesso discorso per il taglio ai tanti benefici che fino ad ora hanno fatto la differenza con un normale cittadino. Ma il sacrificio, a malincuore, bisognava farlo nel tentativo ‘vano’ di salvare almeno la faccia. Però, per tanti ex onorevoli e senatori che, nonostante l’uscita dai palazzi, a quei ‘benefit’ avevano legato il futuro della loro vita vederseli, ora, posticipati sarà stato un vero dramma. E così la lista di ex parlamentari che si ribella alle nuove regole per il vitalizio si allunga di giorno in giorno. Questa volta nel mirino finiscono Gianfranco Fini, Renato Schifani e i Questori di Camera e Senato. Le accuse rivolte ai due presidenti sono pesanti: truffa, abuso d’ufficio e concussione. Il protagonista è Luca Alberto Paolo Bagliani, deputato della Repubblica nella XIII Legislatura, eletto con la Lega nel 1996 e poi passato all’Udr di Francesco Cossiga. L’ex onorevole, a quanto si apprende da fonti parlamentari di palazzo Madama, avrebbe presentato una denuncia-querela ai Carabinieri di Verona.
Nella denuncia, Bagliani avrebbe sostenuto che le modifiche alle condizioni per il godimento del vitalizio hanno stravolto le sue aspettative e i suoi calcoli su quando iniziare a godere del vitalizio e sul suo ammontare. Milanese di 53 anni, con le vecchie regole l’ex leghista avrebbe iniziato a godere del vitalizio a 55 anni, mentre ora, avendo frequentato gli scranni di Montecitorio per una sola legislatura, dovrà aspettare i 65. E con un assegno ridotto, visto il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. Poverino Bagliani che dovrà ‘aspettare’ 10 anni in più godere della pensione da parlamentare mentre tantissimi giovani italiani rischiano di non percepirla mai.