La procura aveva chiesto l’assoluzione. Formigoni e Mariani erano accusati di corruzione, Lucchina di abuso d’ufficio, per la vicenda ‘Vero’, l’acceleratore lineare per le terapie oncologiche che per l’accusa era stato acquistato a un prezzo superiore a quello di mercato.
La vicenda risale al 2011, quando l’ospedale Maggiore di Cremona acquistò per 8 milioni di euro l’acceleratore lineare per le terapie oncologiche dalla Hermex di Giuseppe Lo Presti, in stretti rapporti con l’ex consigliere lombardo di Forza Italia, Massimo Gianluca Guarischi, condannato per corruzione in via definitiva a 5 anni. È a lui che l’imprenditore catanese pagò una maxi tangente di 427mila euro per lo sblocco del finanziamento regionale che permise la vendita dell’apparecchiatura all’ospedale cremonese.
Fino ad oggi, l’accusa aveva sostenuto che, dati anche i suoi legami con Guarischi, Formigoni avesse ottenuto da questa operazione “utilità per 447mila euro” in cambio di un trattamento preferenziale alla Hermex Italia nelle gare per la fornitura dell’apparecchiatura diagnostica Vero in alcuni ospedali. Per utilità i pm intendevano viaggi, in Croazia, a Saint Moritz e in Sudafrica, in cui non poteva mancare niente: cibo, aerei, elicotteri privati, noleggio delle imbarcazioni come il catamarano da 30mila euro.
Formigoni è stato condannato in via definitiva per un altro caso di corruzione nella sanità, il caso Maugeri. Al “Celeste” furono pignorati vitalizi e pensione. Causò un danno erariale di 47,5 milioni di euro. Resta ai domiciliari, sconterà il resto della pena che si estinguerà nel 2023, nell’abitazione in cui abita, a Milano.