Il 3 ottobre, alla Sala Umberto di Roma ha debuttato Tanti Sordi, un progetto ideato da Elvira Frosini e Daniele Timpano in collaborazione con lo scrittore Lorenzo Pavolini. Lo spettacolo, in scena fino al 6 ottobre nell’ambito del Romaeuropa Festival, è un’opera che si interroga su settant’anni di storia italiana attraverso la figura mitica di Alberto Sordi, icona della romanità e della “mediocrità” nazionale. Prodotto dal Centro di Produzione Teatrale Gli Scarti e Viola Produzioni, con la regia firmata dagli stessi Frosini e Timpano, Tanti Sordi è un racconto metateatrale che mescola storia, biografia e riflessione sul ruolo del teatro.
L’Italia di Sordi e la Nostalgia del Passato
Il cuore pulsante dello spettacolo è l’immagine di Alberto Sordi, non solo come attore ma come figura che incarna una specifica idea di italianità. In Tanti Sordi, Sordi diventa un “modello italico”, simbolo di una nazione che ha attraversato il boom economico e il declino culturale. Elvira Frosini e Daniele Timpano, insieme a Marco Cavalcoli e Barbara Chichiarelli, esplorano questa figura attraverso una lente critica e ironica, evocando il mito del “piccolo borghese” e le sue contraddizioni: dalla vitalità del dopoguerra alla stagnazione contemporanea, dalla comicità all’amarezza.
I temi trattati sono ampi: dalla memoria storica all’autoreferenzialità del mondo teatrale. I protagonisti, sul palco, celebrano e sbeffeggiano il pubblico, ricordando con sferzante ironia i momenti di crisi e il successo personale: “Grazie a voi siamo qui, ci avete liberati”. Questa dichiarazione, che richiama alla mente il cinismo di Sordi stesso, rappresenta il disincanto di un’intera generazione di artisti.
Teatro nel Teatro: Citazioni e Riflessioni
Il testo scivola tra monologhi, citazioni e momenti di interazione con il pubblico, immergendo gli spettatori in un vortice di riferimenti culturali e politici. La memoria di Sordi si intreccia con quella personale dei protagonisti, in un gioco di ruoli dove gli attori interpretano se stessi e allo stesso tempo i personaggi che ricordano. Celebre è il riferimento al giorno del funerale di Sordi, quando personalità come Carlo Verdone e Walter Veltroni hanno reso omaggio all’attore, ma la scena è anche un’occasione per riflettere sulla svendita di Roma e sulle figure politiche del passato e del presente.
Tra una battuta e l’altra, lo spettacolo non esita a colpire duro. Veltroni, ad esempio, viene accusato di aver “svenduto Roma ai palazzinari”, in una critica che si fonde con il ricordo della Roma cinematografica di Rossellini, Fellini e Pasolini. Un mondo ormai scomparso, sostituito dalle moderne serie TV e da un’industria cinematografica impoverita.
Un’Apocalisse al Posto del Progresso
Uno dei temi centrali di Tanti Sordi è il confronto tra passato e presente. I personaggi in scena piangono la fine di un’epoca e di un mondo che sembrava destinato al progresso, ma che si è trasformato in un presente apocalittico e senza speranze. La satira si intreccia con la malinconia quando Elvira Frosini racconta un episodio personale: un ricordo di una cena in famiglia in cui un marito schiaffeggia la moglie per aver osato parlare di politica. Questo aneddoto si fonde con la visione di Sordi e dei suoi personaggi, accusati di essere infantili e borghesi, rappresentanti di un’Italia che si è sempre nascosta dietro una comicità amara e crudele.
La Musica di un’Epoca
Un altro elemento fondamentale dello spettacolo è il progetto sonoro curato da Ivan Talarico. Le musiche, che spaziano dalle orchestrine tipiche dei film di Sordi a suoni più cupi e sintetici, accompagnano lo sviluppo del racconto, rievocando il passaggio da un’epoca di leggerezza a un presente più complesso e inquietante. La colonna sonora diventa parte integrante della narrazione, quasi un personaggio a sé che sottolinea il cambiamento dei tempi e delle sensibilità.
Conclusione: Un Omaggio Critico a Sordi e all’Italia
Tanti Sordi è uno spettacolo che sfugge alle facili etichette. Non è solo un omaggio a Sordi, ma una riflessione sull’Italia e sugli italiani, sulla loro capacità di ridere e di piangere al tempo stesso. Attraverso la figura del grande attore romano, Frosini e Timpano ci invitano a riflettere sui miti che hanno formato la nostra cultura e sulla loro attuale rilevanza.
La performance si chiude con una grande pernacchia, un gesto di ribellione e allo stesso tempo di celebrazione, come a dire: “Roma è Roma, e noi siamo ancora qui”. Ma è una Roma che, alla fine, sembra aver perso il suo centro, lasciandoci con una domanda: abbiamo davvero meritato un artista come Sordi, e cosa ne abbiamo fatto del suo lascito?
Uno spettacolo pungente e poliedrico che, come il suo protagonista simbolico, non teme di affrontare le contraddizioni dell’Italia e del suo passato, proponendo un teatro che fa riflettere, sorridere e discutere.
Barbara Lalle