Tartaglia Arte: È morto a Milano lo storico dell’arte Philippe Daverio. Aveva 71 anni

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo ricevuto da Tartaglia Arte:

MORTO A MILANO LO STORICO DELL’ARTE, DIVULGATORE, SAGGISTA, PERSONAGGIO POLITICO PHILIPPE DAVERIO. AVEVA CONDOTTO SU RAI3 LA STRISCIA PASSEPARTOUT

 È morto il 2 settembre Philippe Daverio, stroncato a Milano da una brutta malattia. L’ennesima perdita di questo funesto 2020 che sta spazzando via un’intera importante generazione della critica d’arte, seguendo Germano Celant e Maurizio Calvesi. Storico dell’arte, saggista, divulgatore, Daverio era noto al grande pubblico per la partecipazione a numerosi programmi televisivi e la conduzione della nota e fortunata striscia Passepartout su Rai3. Voce particolare, look riconoscibile, con il suo farfallino e le giacche originali, Daverio aveva avuto il grande merito di comprendere insieme a pochi altri, come Achille Bonito Oliva, l’importanza di una comunicazione ad ampio spettro dell’arte moderna e contemporanea, entrambi offrendosi di fatto al pubblico appassionato d’arte del piccolo schermo come unica alternativa all’egemonia televisiva di Vittorio Sgarbi (anche se tra Daverio e Sgarbi c’era una sincera amicizia). Nel suo passato anche una serie di gallerie tra Milano e New York e una discreta carriera politica, fino alla nomina ad Assessore Culturale a Milano nella giunta Formentini, tra il 1993 e il 1996. Negli ultimi anni, è stato direttore scientifico dell’importante rivista d’arte Art e Dossier (il suo ultimo post via Facebook risalente all’8 aprile annunciava proprio il numero di maggio della rivista), inoltre consulente del progetto Genius Bononiae della Fondazione Carisbo, soprattutto per ciò che concerne l’apertura di Palazzo Fava.

CHI ERA PHILIPPE DAVERIO

Nato nel 1949 a Mulhouse in Francia, al confine con Germania e Svizzera, da mamma francese e padre italiano, Daverio studiò tra Varese e Milano, alla Bocconi, dove non si laureò mai. Scoprì invece fin da subito l’amore per l’arte inaugurando nel 1975 la sua prima galleria in via Monte Napoleone 6 a Milano, dedicata all’esplorazione delle avanguardie del Novecento. La sua storia di gallerista ha anche un esordio newyorkese nel 1986, dedicandosi tuttavia all’arte del XX secolo, e un nuovo spazio nel 1989, sempre a Milano, ma questa volta in Corso Italia. Ha insegnato allo IULM di Milano, al Politecnico della stessa città e all’Università degli Studi di Palermo. Nel corso della sua carriera ha scritto moltissimi libri dedicati soprattutto all’arte. Tra le ultime pubblicazioni c’è Ho finalmente capito l’Italia. Piccolo trattato ad uso degli stranieri (e degli italiani), Grand Tour d’Italia a piccoli passi. Oltre 80 luoghi e itinerari da scoprire, La mia Europa a piccoli passi, tutti per Rizzoli. Ma restano indimenticata anche Il secolo spezzato delle avanguardie. Il museo immaginato, Il design nato a Milano. Storia di ragazzi di buona famiglia, L’arte di guardare l’arte.

PHILIPPE DAVERIO E LA POLITICA

Dal 1993 al 1996 è stato Assessore alla Cultura del Comune di Milano sostenendo la giunta leghista di Formentini, cosa che fece nascere non poche polemiche (in seguito il critico disse in una trasmissione de La 7 che era la Lega ad aver sposato in quegli anni idee daveriane). Ha partecipato con Sgarbi all’esperienza di Salemi, impegnandosi nella biblioteca del paese siciliano. Si è ricandidato alla provincia di Milano successivamente nel 2009, sostenendo questa volta Filippo Penati, di centrosinistra. Era molto legato alla Sicilia: molte le collaborazioni che ebbe in questa terra. Tra le più importanti, la consulenza artistica nel 2010 – finita immediatamente per una serie di contestazioni – alla festa di Santa Rosalia a Palermo. Nel 2011, a tutela del patrimonio culturale italiano e con l’obiettivo di sensibilizzare a riguardo, fonda il movimento Save Italy. Nel 2019 annuncia il proprio sostegno al movimento di Emma Bonino +Europa, con l’obiettivo di far diventare Venezia la terza Capitale europea dopo Bruxelles e Strasburgo.

LE TESTIMONIANZE IN RETE

Molte le testimonianze in rete da parte di amici, colleghi, politici e istituzioni sconvolti per l’accaduto. In primis del Ministro Dario Franceschini: “Intellettuale di straordinaria umanità, un capace divulgatore della cultura, uno storico dell’arte sensibile e raffinato. Con sagacia e passione, ha accompagnato le italiane e gli italiani nell’affascinante scoperta delle architetture, dei paesaggi, dell’espressione creativa, degli artisti, delle fonti del nostro patrimonio culturale. Tutto questo era Philippe Daverio, un uomo di cui ho sempre apprezzato la grande intelligenza e lo spirito critico e che già manca a tutti noi”.  Sul profilo del Teatro La Fenice di Venezia compare: “Non è facile iniziare la giornata con un sorriso dopo aver appreso della scomparsa del Maestro Daverio, elegantiae arbiter, apostolo del buon senso, cavaliere di Bellezza che seppe condividere con noi e con voi tutti.. non ci sentiamo di aggiungere altro”. Il Sindaco di Milano, Beppe Sala scrive: Con Philippe Daverio scompare uno dei grandi protagonisti della vita culturale di Milano degli ultimi decenni. Daverio è stato un innamorato di Milano cui ha sempre dato la forza della sua originalità e della sua competenza, dal Comune alla Scala fino al Museo del Duomo e a Brera. L’ho visto all’opera in tanti frangenti, non sempre ho condiviso le sue posizioni, ma mi ha sempre colpito la sua libertà di pensiero. Soprattutto Milano e l’Italia devono allo spirito internazionale e alla capacità comunicativa di Philippe la sua lotta in difesa del bello e dell’arte del nostro paese di cui fu un instancabile e geniale divulgatore. Grazie, Philippe, and “save Italy”!” E anche Roberto Calderoli interviene via Facebook scrivendo: “La scomparsa improvvisa del professor Philippe Daverio lascia un vuoto enorme. Se n’è andato un uomo di cultura che ha raccontato la nostra arte, la storia, la nostra tradizione e lo ha fatto con parole semplici e alla portata di tutti. Lo stimavo e lo apprezzavo come uomo e come intellettuale e docente. Una grande perdita per la nostra cultura”. 

By Santa Nastro – artribune.com

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