Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Tartaglia Arte il seguente articolo:
L’EMERGENZA SANITARIA HA DATO IL COLPO DI GRAZIA A UNA SEDE ESPOSITIVA MAI DEL TUTTO DECOLLATA. E COSÌ IL MET BREUER CEDE I SUOI SPAZI ALLA FRICK COLLECTION.
Il Met Breuer non esiste più. Non riaprirà la sede distaccata del Metropolitan Museum di New York ospitata nell’edificio brutalista progettato da Marcel Breuer. Dopo la chiusura imposta dalla pandemia, il Met passerà l’edificio alla Frick Collection che lo userà come sede temporanea durante i lavori di ristrutturazione della sede storica nella magione della Gilded Age su Fifth Avenue.
La decisione era già stata presa prima dell’emergenza Covid, ma la chiusura improvvisa poco più di una settimana dopo l’apertura di una delle mostre più attese dell’anno, che avrebbe dovuto essere lo scintillante evento finale della breve storia del museo, lascia con l’amaro in bocca. Quando il 12 marzo, in anticipo sul resto della città, il Met aveva deciso di chiudere per limitare la diffusione del virus, in pochi avevano fatto in tempo a vedere la grande retrospettiva dedicata a Gerhard Richter inaugurata il 4 marzo, in corrispondenza con l’Armory Show. E in molti avevano sperato che il museo avrebbe avuto modo di riaprire la mostra prima della chiusura definitiva della sua sede distaccata o che ne avrebbe proposto il trasferimento altrove. Al momento, invece, pare che la mostra non verrà rilocata e che, alla riapertura prevista per fine agosto, il Metropolitan non avrà uno spazio per Richter.
Il Met riaprirà invece con la mostra che ne celebra il centocinquantesimo anniversario e ne racconta la storia, Making the Met 1870-2020. Inoltre, con una scelta molto al passo con i tempi, il Met ha messo in programmazione per la riapertura anche Jacob Lawrence: The American Struggle, mostra che, per la prima volta in cinquant’anni, riunisce l’intera serie che il pittore afroamericano dedicò alla storia americana, dalla Guerra d’indipendenza alla Prima Guerra Mondiale, raccontandone il percorso di lotte e mettendo in evidenza il contributo delle donne e della popolazione nera.
Progettato nel 1966 dall’architetto ungherese Marcel Breuer, l’edificio che oggi il Met abbandona era stato concepito come sede del Whitney Museum che, fondato negli Anni Trenta nel Greenwich Village e poi trasferitosi vicino al MoMA, negli Anni Sessanta aveva voluto dare una sede ampia e centrale alla sua crescente collezione di arte americana. Scelto il lotto su Madison Avenue, il Whitney aveva incaricato l’architetto formatosi alla scuola del Bauhaus che aveva realizzato un edificio massiccio la cui facciata continua si chiude verso i circostanti grattacieli lasciando tuttavia passare abbondante luce naturale nelle gallerie interne. Non particolarmente amato dai suoi contemporanei, l’edificio fu poi rivalutato negli anni e, quando nel 2015 il Whitney Museum lo abbandonò per la sua nuova sede progettata da Renzo Piano nel Meatpacking District, il Met lo scelse come spazio espositivo per le sue mostre di arte moderna e contemporanea rinominandolo in onore dell’architetto che lo aveva progettato. Da tempo il Metropolitan, in attesa di ristrutturare e ampliare le proprie gallerie di arte moderna e contemporanea, cercava di ricavarsi uno spazio per acquisire rilevanza nel panorama delle istituzioni culturali newyorchesi devote al contemporaneo. Da lì un contratto con il Whitney della durata di 8 anni a 17 milioni di dollari l’anno per l’utilizzo dell’edificio che ora il Met subaffitterà alla Frick Collection: un bel risparmio per il museo che già naviga in cattive acque e che nelle scorse settimane aveva annunciato possibili perdite di 150 milioni di dollari a causa della chiusura di questi mesi, il taglio di 80 dipendenti e riduzioni del 20 per cento degli stipendi dei dirigenti. L’annuncio della volontà di liberarsi di uno spazio espositivo che non era mai del tutto decollato e che tuttavia gravava fortemente sulle casse del museo rallentando anche il piano da 60 milioni di dollari per la ristrutturazione delle gallerie per l’arte moderna e contemporanea nella sede principale, era arrivato già nel 2018, all’indomani dell’ingresso del nuovo direttore, Max Hollein.
Ora si aspetta il trasferimento della Frick Collection che intanto sta avviando i lavori di ristrutturazione della sua sede nell’Upper East Side, sotto la guida di Selldorf Architects e Beyer Blinder Belle. Intanto il 10 luglio sono previste le prime riaperture post-Covid dei musei newyorchesi ma non tutti hanno ancora confermato la data stabilita per riprendere le attività e alcuni potrebbero scegliere, come ha fatto il Metropolitan, di ritardare la riapertura per darsi il tempo di riorganizzare spazi e flussi di persone.
By Maurita Cardone – artribune.com