Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo ricevuto da Tartaglia Arte:
L’arte non è terapia, ma è terapeutica”, sosteneva il centenario scrittore argentino Ernesto Sabato. Malgrado l’escalation preoccupante dei contagi in Spagna, a Madrid la stagione espositiva autunnale si è aperta con un lungo weekend settembrino dedicato alle gallerie e agli artisti contemporanei. L’undicesima edizione di Apertura ‒ Madrid Gallery Weekend si è svolta con normalità e moderato ottimismo, offrendo al pubblico locale, rigorosamente munito di mascherina, un’occasione stimolante per nutrirsi d’arte anche in tempi difficili.
L’APERTURA IN CONTEMPORANEA DELLE GALLERIE A MADRID
L’evento culturale gratuito promosso da Arte Madrid ‒ associazione che riunisce 48 gallerie ‒è stato realizzato grazie anche al sostegno del Comune e della Comunità Autonoma, oltre che con il contributo di AC/E, agenzia governativa per la diffusione della cultura spagnola nel mondo. Nel secondo weekend di settembre tanta gente ha affollato i quartieri dell’arte, da Chueca a Serrano, dal Barrio de las Letras a Embajadores, anche solo per la voglia di ritrovarsi. Cancellati gli eventi mondani e sospesi gli incontri tra esperti (pochi anche gli artisti stranieri presenti alle inaugurazioni…), alle gallerie non restava che aprire in contemporanea, accogliendo il pubblico nel rispetto delle norme sanitarie e del controllo degli accessi. “In un contesto complicato, dominato da tante incertezze, nonostante gli introiti dimezzati, le fiere cancellate e le mostre sospese” ‒ afferma Manuel Fernández-Braso, presidente di Arte Madrid ‒ “la scelta di celebrare Apertura è stata fondamentale per dimostrare la volontà di rimettere in marcia il settore dell’arte contemporanea”. Le gallerie non sono solo la vetrina degli artisti, ma anche luoghi stimolanti di incontro fra generi, idee e tendenze. “La risposta del pubblico è stata sorprendente” ‒ commenta con ottimismo Damián Casado, ex presidente dell’associazione e titolare (insieme a Concha Santapau) della galleria che ospita in questi giorni un’interessante personale dell’artista peruviano José Vera Matos. “Abbiamo ricevuto la visita del ministro della cultura, dei direttori dei più importanti musei pubblici e privati spagnoli, di collezionisti, artisti, curatori e appassionati d’arte. Tutti hanno dimostrato un grande appoggio al settore!”. La sfida quest’anno era anche facilitare la visita virtuale alle gallerie, da casa, offrendo contenuti attraverso il sito web di Arte Madrid, la piattaforma di informazione e vendita online Artsy e su www.artland.com.
I PROTAGONISTI DEL MADRID GALLERY WEEKEND
Molte le proposte interessanti: alcune pensate per la primavera e riprogrammate in autunno, causa pandemia; altre caratterizzate da sorprendente spirito premonitore; altre ancora sorte nel pieno dell’emergenza sanitaria e intessute di riflessioni sull’attualità. Quasi profetico il progetto realizzato a quattro mani dal fotografo sloveno Primoz Bizjak insieme all’artista portoghese Carlos Bunga, accomunati dall’interesse per l’architettura e il suo degrado nel tempo. Il loro “Ospedale di cartone” (Galleria Elba Benitez) è frutto di una ricerca storica intorno a ciò che resta dell’ospedale prefabbricato Doecker, allestito tra il 1912 e il 1918 in Val Fosca (Pireneo catalano) per assistere gli oltre 4mila operai che stavano costruendo la prima grande centrale elettrica che illuminasse Barcellona. Profonda anche la riflessione post-lockdown dello spagnolo Eugenio Ampudia, che ha riempito di piante verdi la platea e i palchi del Teatro Liceu di Barcellona per scattare immagini apparentemente irreali (quasi fotomontaggi) che, insieme a un video poetico con la musica di Puccini, richiamano il senso della vita nel biocene (Galleria Max Estrella). Un ibrido tra la ricerca storica e la sociologia del femminismo è il progetto dell’artista madrilena Diana Larrea (Galleria Espacio Minimo), che dedica cento immagini stampate con la tecnica della cianotipia (dal tipico colore blu di Prussia) agli autoritratti di altrettante figure femminili della storia dell’arte, dal Cinquecento al Novecento, riscattandole dall’oblio. Un progetto di carattere museale, non a caso acquistato già del Centro d’Arte Dos de Mayo di Mostoles.
GLI ARTISTI E LE GALLERIE
Tra le proposte da segnalare senza dubbio la personale dell’artista iraniana Raha Raissnia nella galleria di Marta Cervera con un‘opera ispirata al linguaggio del cinema e già esposta al MoMa; il video ambientale girato al Polo Nord da Cristina Lucas (Galleria Albarrán-Bourdais) e l’installazione multischermo del filmmaker britannico Isaac Julien, dedicata alle architetture dell’italo-brasiliana Lina Bo Bardi. Per quest’ultimo c’era la fila per accedere agli spazi della gallerista Helga de Alvear. Molta infine anche la pittura, declinata in generi diversi: dal luminoso paesaggismo astratto di Nico Munuera (galleria Moisés Pérez de Albéniz) all’ironico realismo concettuale di Pere Llobera (F2 Gallery); dalle pennellate astratte su classiche tele di Pedro Cabrita Reis, da Juana de Aizpuru, fino ai tondi ritratti iperrealisti di Sallustiano (Galleria Lucia Mendoza).
By Federica Lonati – artribune.com