Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo ricevuto da Tartaglia Arte:
ALLESTITA NEGLI SPAZI PARIGINI DELLA GALERIE PAULINE PAVEC, APPROFONDISCE I LEGAMI, ANCHE INASPETTATI, FRA STORIA DELL’ARTE E OLFATTO. GUARDANDO ALLE OPERE DI DUCHAMP, BEUYS E ORLAN.
“I profumi e i colori e i suoni si rispondono come echi lunghi che di lontano si confondono in unità profonda e tenebrosa, vasta come la notte e il chiarore”, scriveva Charles Baudelaire ne I fiori del male. L’esposizione Odore, allestita fino al 20 febbraio alla Galerie Pauline Pavec di Parigi, dà luce, merito e risonanza alle diverse tematiche legate all’arte olfattiva, provando anche a rispondere alla domanda: l’anima potrebbe essere una fragranza? Come ripreso dal catalogo, l’arte occidentale trova le sue origini soprattutto nel rapporto con il sacro e con l’espressione del divino, ma nell’approcciarsi a essi ci si è focalizzati quasi interamente su percezioni visive e sonore, tralasciando gli altri sensi. Anche la critica artistica si è mostrata, quindi, sempre piuttosto insensibile rispetto a quello che, restando circoscritti al tema, l’odore aveva da dire in materia.
UNA STORIA DELL’ARTE OLFATTIVA
L’iniziativa parigina pone sotto i riflettori una storia dell’arte di tipo olfattivo, basata sull’utilizzo plastico di profumi, odori, esalazioni ed effluvi. Il punto di partenza è una più precisa definizione teorica, aspetto, questo, complesso, non essendo una disciplina che può essere raccontata per movimenti o correnti ed essendoci alcune difficoltà anche sotto il profilo storico-cronologico, visto che ancora non esiste una data a segnarne l’inizio. Tuttavia, una prima definizione potrebbe indicare l’arte olfattiva come riguardante ogni opera o lavoro da cui traggono origine dei sentori, essenza e materia di un’esperienza sensoriale che si pone come risultato di una riflessione o creazione artistica. Da un punto di vista cronologico, invece, alcuni fanno risalire le sue origini all’epoca greca o al I secolo a. C., altri attribuiscono la sua nobilitazione all’arte futurista o a Marcel Duchamp, che nel 1919 offrì al suo amico mecenate Walter Arensberg un’ampolla chiusa con dentro l’Aria di Parigi. Questo gesto trasformò ciò che si respira in arte, aprendo la via alla sua sacralizzazione plastica. Da questo momento e per tutto il XX secolo, le essenze saranno considerate, quindi, come uno dei medium per l’esplorazione artistica.
OPERE E ARTISTI IN MOSTRA A PARIGI
Le opere proposte in galleria sono il punto di partenza di un viaggio introspettivo, istintivo e primordiale, alla scoperta dell’odore, degli effluvi e delle esalazioni, considerati come veicoli per l’accesso al mondo divino. Nell’antichità, ad esempio, greci e romani coprivano le loro statue di fragranze, lasciando a esse il compito di trasmettere alle divinità le loro preghiere; anche le streghe e i druidi manipolavano piante ed erbe per estrarne le essenze, così come gli sciamani intravedevano nel fumo la promessa di una traversata mistica. L’esposizione curata da Sandra Barré, ricercatrice nell’ambito della Storia dell’arte olfattiva e delle diverse forme in cui essa può esprimersi al di là dell’approccio oculo centrista, si pone nel solco di una storia dell’arte vissuta attraverso il corpo. Gli artisti presentati, da Marcel Duchamp e Mathieu Mercier a Joseph Beuys, da Jana Sterbak a Sarah Trouche e Orlan, sono un po’ dei maghi-sacerdoti e alchimisti contemporanei, deputati a indagare il rapporto che intercorre tra odore e preghiera, per poi proseguire con la ricerca dell’aura del profumo, intesa come sua essenza formale, passando anche attraverso i poteri dell’ambiente olfattivo e delle sue reliquie. Un percorso seducente e affascinante, le cui opere “riattivano, una volta sentite, un mondo che è accessibile solo attraverso la carne e che propone un’altra maniera di scrivere la storia dell’arte”.
By Arianna Piccolo – artribune.com