Le forze di maggioranza sono al lavoro per smussare gli angoli e le tensioni sulle misure da inserire nella legge di Bilancio. Le schermaglie dialettiche proseguono, e se da un lato Di Maio fa presente che ‘la flat tax voluta dalla Lega va bene se aiuta gli imprenditori in difficoltà, non se è un regalo ai ricchi’, dall’altro Salvini ribatte che ‘il reddito di cittadinanza dei 5 Stelle non deve essere un incentico a restare sul divano’. In mezzo il presidente del Consiglio Conte e soprattutto il ministro dell’Economia Tria, impegnati a trovare una sintesi e soprattutto a far quadrare i conti.
Tra i ‘pilastri’ della politica fiscale del governo, l’ormai famigerata ‘quota 100’ sulle pensioni e la flat tax, misure entrambe targate Lega e approvate dalla metà M5S dell’esecutivo.
Sul fronte previdenziale, il governo è al momento al lavoro su due fronti: la quota 100 promessa da Salvini e le pensioni di cittadinanza volute dai Cinquestelle.
Sul primo versante si stanno valutando i ritocchi alla Fornero riducendo l’età di ritiro dal lavoro con l’introduzione di quota 100. Il vicepremier leghista punta a 62 anni di età e 38 di contributi, mentre al Tesoro si lavora su 64 anni e 36 di contributi.
La seconda misura consiste nell’allineamento graduale dell’assegno dei pensionati indigenti (in totale 4,5 milioni) a quota 780 euro mensili, valore che l’Istat considera come soglia di povertà. Per avviare l’intervento si ragiona sul taglio delle pensioni d’oro, quelle superiori ai 4mila euro non giustificati dai versamenti contributivi, che porterebbero però una cifra esigua, circa qualche centinaio di milioni di euro.
Sul fronte delle tasse, saranno invece previsti due regimi semplificati per la flat tax.
La prima aliquota al 15% – ha spiegato all’AdnKronos il sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci – potrebbe riguardare chi ha ricavi fino a 65mila euro, senza contabilità e Iva mentre si pensa a un 5% in più, quindi flat al 20%, fino al tetto da 100mila euro di redditi.
Tra le novità possibili anche una mini flat tax con un’aliquota al 5%, per tre-cinque anni, per le start up di giovani under 35, con ricavi fino a 65mila euro.
Sul tavolo del governo anche l’opzione di un taglio delle accise, la cedolare secca sulla locazione degli immobili commerciali, l’Ires al 15% per le società che reinvestono gli utili. Si ragiona anche su un taglio dell’Irpef, dal 23 all 22%. E’ possibile comunque che la riduzione slitti al 2020.