Tasse, i Paesi dove si pagano meno nel mondo

Gli italiani pagano cifre molto elevate in tasse. Tutti noi sappiamo che la pressione fiscale italiana è tra le più alte al mondo, anche se non la più alta. Sebbene le imposte versate allo Stato assicurino servizi pubblici fondamentali come la sanità, peraltro sempre più a pagamento, non tutto quello che paghiamo in tasse ci viene restituito in servizi o viene investito per il bene pubblico. Spesso, anzi, veniamo tartassati da odiosi balzelli.

Tra questi possiamo includere anche tutte quelle tasse e imposte nascoste che non versiamo direttamente, ma che sono incluse nel pagamento di bollette, nell’acquisto di beni e servizi, negli investimenti oppure che ci vengono prelevate dai nostri risparmi. La pressione fiscale in Italia, secondo gli ultimi dati Ocse, è pari al 42,1% del Prodotto interno lordo (Pil). Altrove è decisamente più bassa.

Ecco, nello specifico, quali sono i Paesi membri dell’Ocse dove si pagano meno tasse al mondo, secondo i dati riferiti al 2018.

Corea del Sud: aliquota fiscale pari al 28,4% del Pil. Qui sono più basse le imposte sul reddito delle persone fisiche, mentre quelle sulle società sono più elevate rispetto ad altre economie avanzate. Il Fisco coreano, dunque, tassa le imprese e meno i cittadini.

Svizzera: pressione fiscale del 27,9% del Pil. La maggior parte delle entrate fiscali del Paese arriva dalle imposte su reddito, profitti e rendite delle persone fisiche, da quelle sui profitti e rendimenti delle società e infine dalle imposte sulla proprietà. Non si applicano, invece, le ritenute sui salari e questo mantiene a bassi livelli il prelievo fiscale svizzero.

Turchia: aliquota fiscale al 24,4% del Pil. Un altro Paese con una bassa pressione fiscale, grazie a imposte ridotte sul reddito delle persone fisiche e su quello delle imprese.  È maggiore, invece, il prelievo fiscale su beni e servizi.

Stati Uniti: pressione fiscale al 24,3%. Subito dietro la Turchia si piazzano gli Stati Uniti. Paese già noto per tasse non troppo elevate, in modo da favorire il libero mercato, ma che dal 2017 ha visto un ulteriore calo per effetto dei tagli alle aliquote delle società  introdotti dal presidente Trump. Gli oneri fiscali negli Usa sono diminuiti in modo costante in vent’anni. Nel 2000, ultimo anno della presidenza di Bill Clinton, l’aliquota fiscale era al 28,3% del Pil. A scendere sono state soprattutto le imposte sui redditi delle imprese. In questo modo gli Stati Uniti sono diventati uno degli Stati con i livelli di pressione fiscale più bassi al mondo.

Irlanda: aliquota fiscale al 22,3% del Pil. Il Paese è considerato una sorta di paradiso fiscale all’interno dell’Unione Europea e grazie alla ridotta pressione fiscale ha attirato numerose multinazionali, che hanno stabilito le loro sedi sul suo territorio. Anche qui, gli oneri fiscali sono diminuiti in modo costante dal 2000. In ogni caso, l’Irlanda ha un’aliquota fiscale sul reddito delle persone fisiche e sui profitti societari più alta rispetto ad altri Stati.

Cile: aliquota al 21,1% del Pil. Nonostante l’Iva elevata e le aliquote alte per le imposte sui redditi d’impresa, il Cile fa pagare poche tasse sulle proprietà, assicurandosi in questo modo una delle pressioni fiscali più basse tra i membri dell’Ocse.

Messico: aliquota fiscale al 16,1% del Pil. A sorpresa il Messico ha la pressione fiscale più bassa al mondo tra gli Stati dell’Ocse. Un risultato che ottiene, nonostante le imposte elevate sui profitti di imprese e grandi società, facendo pagare meno imposte sui redditi delle persone fisiche e meno contributi per il welfare.

In conclusione, la pressione fiscale media tra i 36 Paesi Ocse è del 34,3% del Pil nel 2018.

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