‘Benissimo sia le piazze Si Tav che quelle No Tav, ma non é che da presidente della Camera ho cambiato idea da quella prima manifestazione nel 2005 a cui andai con Grillo e Casaleggio. Un’idea, No Tav, oggi rafforzata: i flussi progettati allora, come quello sul ferro, che era di 17 milioni originariamente, di 8 milioni negli anni ’90 e siamo invece a 3 milioni di tonnellate, meno che nel 1994. La Torino-Lione sulla base di quei dati non serve più. Non é una priorità’, dice il presidente della Camera Roberto Fico nel saluto alla stampa parlamentare per il Natale. La priorità secondo Fico é costruire ferrovie nel Sud e i collegamenti con Sicilia e Calabria. La rinnovata forza della società civile é positiva, sono molto contento se ci sono proteste non violente, piazze piene che si esprimono in libertà di espressione su temi fondamentali del presente.
No TAV è un movimento di protesta italiano sorto nei primi anni novanta del XX secolo, nel quale si riconoscono gruppi di cittadini accomunati dalla critica alla realizzazione di infrastrutture per l’alta capacità e l’alta velocità ferroviaria prese come simbolo ed esempio di una gestione ritenuta inadeguata dei beni comuni, della spesa pubblica, del territorio e della politica.
Le linee ferroviarie al centro delle proteste sono contestate principalmente per via del costo ritenuto eccessivo rispetto alla loro utilità, anche a fronte dell’impatto ambientale e dei danni sulla salute umana nei luoghi coinvolti dalle costruzioni.
Il movimento No TAV prende origine in val di Susa negli anni novanta spontaneamente dalle proteste contro la realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino–Lione acquisendo maggiore importanza nel 2005 anche a livello mediatico ed estendendosi, in misura minore, in altre regioni d’Italia (Mugello, Genova-Alessandria, Firenze, Brennero, ecc.) ed in altri paesi europei, come la Francia.