Tav e Salvini: ‘Dico no allo stop. Per me occorre andare avanti’

Spaccatura nella maggioranza di governo sulla Tav. Il premier Giuseppe Conte si allinea al Movimento 5 Stelle sull’ipotesi di blocco dell’alta velocità Torino-Lione. Contrario invece il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che avverte: ‘Occorre andare avanti, non tornare indietro. C’è da fare l’analisi costi-benefici. L’opera serve o no, costa di più bloccarla o proseguire?’.

Secondo il leader della Lega, questo tipo di analisi dev’essere applicato a tutte le grandi opere: ‘Questo è il ragionamento che varrà su tutto: la Tap, la Pedemontana, il Terzo Valico’.

Una posizione, a quanto pare, non condivisa da Conte, che dopo aver letto e riletto il dossier Tav avrebbe ceduto alle pressioni del M5s. La cui base stava vivendo con un certo disagio l’attendismo del movimento: secondo un sondaggio giunto sulle scrivanie dei vertici pentastellati, l’immobilismo per quanto riguarda Ilva, Tap e Tav potrebbe costare una buona fetta di consenso all’M5s. Che avrebbe quindi deciso di ‘sacrificare’ la Torino-Lione per far digerire ai propri elettori il proseguimento del Tap, il quale oltretutto è quasi impossibile da bloccare a causa di contratti e accordi internazionali che invece non esistono sulla Tav.

Così, dopo le contestazioni al ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, quando ha provato a dire che l’alta velocità sarebbe stata solo ‘migliorata’ e non bloccata, Di Maio ha deciso di confermare l’avanzamento del Tap stoppando invece la Tav.

Il costo dell’annullamento dell’operazione sarebbe, secondo i Cinquestelle, ‘solo’ di 800 milioni di euro di fondi da restituire all’Europa, ma il vero pericolo è quello di uno scontro a muso duro con la Francia, che potrebbe chiedere risarcimenti per la decisione italiana di bloccare i lavori. Ed è anche per questo che Salvini si schiera contro. Senza contare che sul contratto di governo siglato da M5s e Lega la chiusura dell’alta velocità non è menzionata, mentre è previsto l’impegno a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia. E il viceministro dei Trasporti, il leghista Edoardo Rixi, sottolinea in un’intervista a ‘La Stampa’ come il Carroccio fosse convinto che il M5s volevano ridurre i costi, risparmiare per ricavare risorse da utilizzare in altri investimenti: sui treni locali, ad esempio. Cosa ben diversa è invece bloccare un’opera che consideriamo strategica per l’Italia. E, soprattutto, la questione non è mai stata discussa approfonditamente tra i vertici di Lega e M5s, ragion per cui la decisione di Conte è arrivata come un fulmine a ciel sereno.

‘Dal mio punto di vista sulla Tav occorre andare avanti, non tornare indietro’, afferma il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini , ospite di Radio 24, sull’ipotesi di blocco dell’opera. E aggiunge: ‘C’è da fare l’analisi costi-benefici: l’opera serve o no, costa di più bloccarla o proseguirà?’.

‘Leggo che stanotte e anche l’altra notte ero a un vertice con Conte e Di Maio per spartirsi i tg Rai: sono tutte balle. Stiamo scegliendo le persone migliori, c’è una società di cacciatori di teste che ha valutato e certificato, faremo di tutto per valorizzare le risorse interne senza andare a prendere qualche Messia altrove. Salvini sottolinea che non abbiamo parlato neanche per 20 secondi dei direttori dei tg, i 32 nomi usciti non sono stati oggetto di discussione.

‘2 miliardi di euro di penali, il blocco di finanziamenti Ue, 4 mila posti di lavoro a rischio. La follia del governo di bloccare la Torino-Lione la pagherà un paese intero’,  afferma il segretario del Pd Maurizio Martina.

‘La risposta del Tribunale del Riesame di Torino all’aggressione degli agenti in Val di Susa di pochi giorni fa è la revoca dei domiciliari al leader del centro sociale degli anarco-insurrezionalisti Askatasuna. Che vergogna!’, è quanto afferma il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: ‘Fratelli d’Italia è al fianco degli uomini e delle donne in divisa senza se e senza ma e chiede al Ministro dell’Interno Salvini di dare un segnale inequivocabile: la chiusura dell’Askatasuna’.

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