La batosta che rischia di prendere l’Italia sulla Tav potrebbe essere peggiore rispetto alla scontro ‘politico’ in atto tra M5S e Lega sull’opportunità di realizzare l’opera. Dall’Ue arriva un quasi ultimatum a Roma. L’Italia deve decidere e presto: se non vuole più realizzare l’opera restituisca i soldi erogati. La Commissione Ue, attraverso un suo portavoce, fa sapere che, l’istituzione europea, “non può escludere, se ci sono ritardi prolungati, di dover chiedere all’Italia i contributi già versati” per la Tav, oltre al “rischio che, se i fondi non sono impiegati, possano essere allocati ad altri progetti” europei.
L’incertezza che vive il governo gialloverde sulla realizzazione della Torino-Lione sembra interessare poco all’Ue che chiede chiarezza poiché, ricorda il portavoce, “la attuale analisi costi-benefici” su cui lavora il governo italiano “non è stata richiesta dalla Commissione”. Anzi, uno studio del genere, sarebbe già stato presentato nel 2015. E questo aspetto aprirà un nuovo fronte di scontro tra Roma e Bruxelles. Bisognerà capire, con certezza, se ha ragione il M5S che su questa analisi si gioca la partita ‘politica’ per bocciare il progetto Tav o l’Ue, che avrebbe certificato, ormai da tre anni, l’utilità dell’opera.
Per la Tav sono stati approvati cofinanziamenti per 813,8 mln di euro e, con l’ammonizione di oggi, si rischia, se continueranno i ritardi, di restituire le somme erogate e non spese all’Ue che le riallocherà in altri progetti. Ma sicuramente non in Italia. Il Grant Agreement, l’accordo di finanziamento, può anche essere rivisto, ma occorre che il governo prenda una decisione: a giugno ci sarà una valutazione di tutti i progetti Cef (Connecting Europe Facility) e, se l’Italia non vuole perdere i fondi, è necessario che una decisione venga prima di quella scadenza.
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