Nel febbraio del 1930 Jean Cocteau presentò alla Comédie Française una pièce che rappresentava un esperimento: un dialogo di cui era possibile ascoltare solo una parte, perché solo uno dei personaggi è in scena; l’altro è in un luogo imprecisato, dall’altro capo di un telefono.
Quasi cent’anni dopo la prima rappresentazione, La voce umana conserva intatta, e forse ancor più intensa, la sua capacità di coinvolgimento e identificazione. Per il suo autore, il testo “offre all’attrice che lo interpreta l’occasione di recitare due parti, l’una quando parla, l’altra quando ascolta e delimita il carattere del personaggio invisibile che viene fuori attraverso i silenzi…L’autore vorrebbe che l’attrice desse l’impressione di sanguinare, di perdere sangue come una bestia ferita, di terminare l’atto in una camera piena di sangue”. Un atto unico incentrato sul dolore e sulla solitudine, che utilizza il telefono, forma di comunicazione per eccellenza, come mezzo per l’incomunicabilità e l’inganno, e la voce umana come uno strumento meraviglioso e sensibilissimo, capace di restituire tutti gli affanni dell’animo. Con questo testo Cocteau ha composto una partitura perfetta per esprimere la sofferenza d’amore che la maggior parte degli esseri umani sperimenta, e che ognuno decifra con lentezza, nella propria solitudine.
Cit. Rosario Tronnolone
Teatro Trastevere Il Posto delle Idee
via Jacopa de’ Settesoli 3, 00153 Roma
Feriali ore 21, festivi ore 17:30
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prevista tessera associativa
intero €13,00-ridotto €10,00
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