Uno studio condotto in Danimarca da Christoffer Johansen della Cancer Society di Copenhagen (già autore di altri studi sul tema) e Patrizia Frei dell’Istituto di Epidemiologia dei Tumori di Copenhagen, pubblicato sul British Medical Journal, ha assolto l’uso dei cellulari come causa probabile di cancro al cervello o più in generale al sistema nervoso centrale.
Il più grande studio finora mai condotto sull’argomento non ha trovato alcun legame tra l’utilizzo dei telefonini e lo sviluppo di tumori al cervello: su tutti gli abbonati ad un servizio di telefonia mobile in Danimarca tra il 1982 e il 1995 non si è registrato un maggior numero di malati rispetto a chi allora non aveva ancora il telefonino.
Gli esperti hanno monitorato per tantissimi anni la salute di un vasto gruppo di persone e non hanno rilevato alcuna associazione tra telefonini e tumori.
Nel corso del periodo di “follow up” sono stati registrati 10.729 casi di tumore al cervello ma non è emersa alcuna differenza di rischio tra coloro che utilizzano il telefonino da molti anni e coloro che non lo usano mai.
L’esperta Patrizia Frei spiega, in un’intervista rilasciata all’Ansa, che : “Lo studio danese ha alcuni punti di forza rispetto ai precedenti studi. Per esempio noi non ci siamo basati su informazioni soggettive (e quindi potenzialmente inattendibili) da parte dei partecipanti. Noi abbiamo usato dati sugli abbonamenti a gestori di telefonia mobile (quindi non c’é stato bisogno di porre domande ai singoli partecipanti) e questo da una parte è stato un limite perché non ci ha permesso di sapere quanto assiduamente ciascuno usava il cellulare e quindi valutare i casi di persone che ne fanno un forte uso”. Prosegue poi :”Nel nostro studio non abbiamo trovato aumenti di rischio tumori del sistema nervoso centrale ma ci sono ancora domande aperte come il rischio per coloro che usano moltissimo il cellulare o che lo usano da più di 15 anni (questo studio considera un uso medio di 13 anni) e poi i dati sui bambini restano limitatissimi”. E conclude : “Ma nonostante questi limiti non abbiamo trovato un aumento di rischio tumore per persone che usano il cellulare da oltre 10 anni, nemmeno un rischio aumentato di glioma temporale, che è il tumore per il quale, proprio per la sua localizzazione nel cervello, sarebbe più plausibile aspettarsi un collegamento con l’uso dei cellulari”.
Dagli studi effettuati nel corso degli anni, tra quelli che relazionano l’uso dei cellulari all’insorgenza di cancro, e quelli che invece smentiscono tale legame, non c’è dubbio che, anche prima di questa ulteriore conferma, le”ragioni della rassicurazione” abbiano avuto finora sempre la meglio.
I segnali d’allarme infatti sono venuti per lo più da ricerche condotte su animali e pubblicate su riviste di secondo ordine, mentre quelle su più ampia scala come Interphone, un’indagine condotta in 13 diversi Paesi,compresa l’Italia, intervistando più di 10 mila persone, hanno sempre dato risultati più rassicuranti.
Qualche dubbio rimaneva solo per chi riferiva di aver passato al telefono da 5 a 12 ore al giorno per più di 10 anni: in questa ristretta categoria di persone i ricercatori avevano trovato un leggero aumento del rischio di tumori del cervello detti gliomi e di formazioni al nervo acustico, chiamate neurinomi, benigne ma che possono compromettere l’udito.
Solo per prudenza e sulla base di questo dato la International Agency for research on Cancer di Lione qualche mese fa, ha rivisto la classificazione delle onde elettromagnetiche emesse dai cellulari, definendole “possibly carcinogenic”, non avendo ancora i dati per escludere definitivamente che in qualche modo e ad altissimo grado di esposizione esse possano favorire l’insorgenza della malattia.
L’esperto Paolo Vecchia, fino a poco tempo fa in servizio presso l’Istituto Superiore di Sanità ha ribadito : “Prima di tutto occorre chiarire che i telefonini non emettono radiazioni ionizzanti come quelle usate per le radiografie, capaci di provocare mutazioni del DNA, ma solo onde radio con frequenze vicine a quella utilizzata dai forni a microonde. E non è mai stato dimostrato che questo tipo di onde induca nelle cellule e nei tessuti trasformazioni pericolose”.
Inoltre John Boice, direttore dell’International Epidemiology Institute di Rockville e docente della Vanderbilt University School of Medicine, in un editoriale pubblicato questa estate sul Journal of National Cancer Institute, spiega che : “Se l’utilizzo del cellulare potesse favorire in qualche modo lo sviluppo del cancro, dopo vent’anni o più che questo oggetto è diventato di uso comune, almeno nei paesi più ricchi, dovremmo cominciare a registrare un aumento sensibile dei casi di tumore al cervello. Un aumento che per fortuna non è stato osservato, neppure tra gli adolescenti che in teoria potrebbero essere più vulnerabili, soprattutto se hanno cominciato a usare l’apparecchio fin da piccoli».
G. S.