Creare una effettiva ‘rete’ di terapia del dolore sul territorio, che ‘filtri’ i pazienti e che aiuti a scardinare fra gli utenti il pregiudizio nei confronti dei farmaci oppiacei. A due anni dall’approvazione della legge 38, è su questo che ancora “si deve lavorare tanto” secondo la dottoressa Lucia Zappi, responsabile della struttura complessa di anestesia e rianimazione dell’Irccs Aou San Martino – Ist, Istituto nazionale per la ricerca sul cancro, di Genova. La legge 38, afferma la dottoressa, “ha sicuramente creato una maggiore consapevolezza tra gli operatori sanitari, ma forse ancora troppo poco tra gli utenti”. “Negli ospedali sicuramente si sta facendo molto di più – prosegue -, ma quello su cui si deve lavorare ancora tanto è il contatto con il territorio, l’utenza ma anche i medici di medicina generale” che ancora non fanno abbastanza “da filtro” ai pazienti che si rivolgono ai centri di terapia antalgica.Proprio al centro di terapia antalgica dell’ospedale genovese domani 11 maggio fa tappa la campagna ‘Hub2Hub’ promossa dall’Associazione ‘Vivere senza dolore’. Obiettivo principale informare correttamente pazienti, familiari e medici sulla terapia del dolore e sulle tutele previste secondo la normativa.“Quello che manca sono le ‘reti’ – sottolinea Zappi -, che ci sono solo in alcune realtà regionali più ‘avanti’ come Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia. In ambito nazionale c’è ancora molta differenza tra regione e regione”. E poi c’è da scardinare il pregiudizio dei pazienti nei confronti dei farmaci oppiacei. Anche la morfina, afferma la dottoressa, è “ancora troppo associata all’idea di trattamento del malato terminale”.All’Hub in via di consolidamento all’ospedale genovese arrivano per il 70% pazienti di natura oncologica e il resto con dolore cronico benigno. A regime sono previsti diversi posti letto e tra i progetti c’è quello di un servizio di “dolore acuto”, finalizzato al trattamento del dolore acuto post operatorio e del dolore acuto nel paziente traumatizzato.(Ansa)
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