Terni. Reclusa in casa e costretta a subire violenze dal marito per 3 anni

Reclusa in casa per 3 anni. Un albanese di 50 anni, residente da anni a Terni con regolare permesso di soggiorno per lavoro, è stato arrestato dalla Digos per maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e riduzione in schiavitù. La moglie ha chiamato la polizia dopo tre anni dal suo arrivo in Italia, mettendo così fine al suo incubo. La donna, 38 anni, anche lei di nazionalità albanese, dopo essere stata picchiata per l’ennesima volta, si era rifugiata nella cameretta dei tre figli, tutti minorenni di 14, 12 e 10 anni, e dal telefonino di uno loro aveva telefonato al numero delle emergenze richiedendo un intervento urgente perché il marito la stava picchiando. Quando, subito dopo, i militari sono arrivati nella palazzina del centro storico, hanno incontrato l’uomo che scendeva frettolosamente le scale, lo hanno bloccato e gli hanno chiesto di aprire la porta di casa, chiusa a più mandate. All’interno la moglie che, abbracciata ai figli terrorizzati e con i segni delle percosse ancora visibili, rassicurata dalla presenza della polizia, tra le lacrime ha raccontato agli agenti di come il marito le avesse reso la sua vita in Italia un vero e proprio inferno. Arrivata tre anni prima, le era stato subito proibito di lavorare, di avere contatti con l’esterno e di comunicare con chiunque, neanche tramite telefono. L’uomo le aveva fatto sparire i vestiti, e la faceva uscire di casa soltanto con lui. Quello che in Albania era un atteggiamento geloso, una volta in Italia era diventata una vera e propria ossessione, amplificata dagli effetti dell’abuso di alcol. Completamente alienata dal mondo esterno, la donna solo una volta, recentemente, era riuscita a comunicare per pochi minuti con un’insegnante durante un colloquio genitori-insegnanti, mentre il marito era intento a parlare con un altro professore, ed è infatti di pochi giorni fa l’arrivo in questura della segnalazione da parte della scuola. La donna ha raccontato agli agenti, di fronte al marito che è rimasto in silenzio e con aria indifferente per tutto il tempo, di come l’uomo l’abbia costretta quotidianamente a rapporti sessuali di ogni genere, anche in presenza dei figli, umiliandola sia come donna, che come madre, usando ogni tipo di coercizione sia psicologica che fisica. Solo in un caso, nel 2009, la donna aveva avuto il coraggio di denunciare il suo aguzzino per violenza e minacce, per poi però rimettere la querela poco tempo dopo. Questa volta è stata accompagnata dalla polizia al Pronto Soccorso, dove le è stato riscontrato un trauma cranico e lesioni guaribili in 8 giorni, mentre il marito è stato rinchiuso in una cella del carcere di via Sabbione a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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