Giovedì 17 dicembre è stata registrata in provincia di Milano una scossa di terremoto di magnitudo 3.9. L’epicentro è stato localizzato a 6 chilometri a ovest di Milano, tra Pero e Corsico, con una profondità di 56 chilometri. Un evento raro e inatteso, che ha allarmato molti milanesi.
“Sotto l’area milanese ci sono diverse faglie e quindi il territorio non fa eccezione rispetto al resto dell’Italia che è tutta a rischio sismico”, ha spiegato al Corriere della Sera Lucia Luzi, direttore della sezione di Milano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Il sisma, ha detto, “è avvenuto in una zona dove non ci si aspettava una forte accelerazione del terreno”.
L’origine del terremoto di giovedì, spiegano dall’Ingv, è da ricercare nella spinta esercitata dalla placca africana verso Nord contro la placca europea la quale è poi suddivisa in placche minori, come quella adriatica, che si muovono in varie direzioni esercitando ulteriori pressioni.
Per questo, ha detto Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, tutto il Nord Italia “subisce una contrazione da nord a sud che può andare da meno di un millimetro all’anno nell’area lombarda a circa due millimetri verso la zona friulana”.
“Le faglie nell’area milanese – ha aggiunto – sono diverse e per ora la loro attività è stata contenuta come la storia dimostra. Certamente le zone più pericolose della penisola sono lungo l’Appennino; però non possiamo escludere nulla”.
Terremoti in Lombardia, i precedenti
I terremoti di una certa entità in Lombardia sono rari: come ha ricordato Luzi, “l’ultimo terremoto più significativo della zona si è registrato nel 1951 nel Lodigiano e aveva raggiunto la magnitudo di 5.4 della scala Richter”.
Nel Milanese invece “storicamente si avvertono di più i risentimenti di altri sismi che avvengono più lontano, come quello del 2012 a Mirandola. Guardando ai secoli passati, un effetto analogo a quello di giovedì lo si può cogliere nel 1473, con le incertezze del caso naturalmente”.