Le aperture delle attivita’ a Castelluccio di Norcia, piccolo borgo della Valnerina, quasi interamente distrutto dal sisma del 30 ottobre 2016 rischiano di diventare una querelle estiva. Per adesso sembra un ‘tiro alla fune’ con, da una parte la Regione, e dall’altra i commercianti ai quali sono state fornite le strutture provvisorie per poter riaprire i propri esercizi, in attesa della ricostruzione vera e propria. Lo scorso 16 luglio, il vicepresidente della Giunta regionale, Fabio Paparelli e il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, hanno inaugurato ufficialmente le prime attivita’ ‘delocalizzate’, con la consegna delle chiavi ai proprietari di sei esercizi commerciali (bar, negozi e alimentari) e tre caseifici creati nei pressi della piazzetta del paese. Ma ad oggi, pero’, questi non hanno ancora aperto. La polemica ruota tutta intorno ai tempi del ritorno alla normalita’, giudicati dagli abitanti e dagli imprenditori troppo lunghi: in particolare alcuni sostengono che le strutture nella frazione di montagna sarebbero arrivate troppo tardi, impedendo agli esercenti di poterle attrezzare nel periodo della fioritura della lenticchia, tra maggio e luglio, quando a Castelluccio arrivano migliaia di turisti per assistere allo spettacolo del Pian Grande colorato dai fiori. “Quest’anno l’afflusso per la fioritura e’ stato superiore agli anni pre-terremoto, con picchi di 11mila presenze di domenica – racconta il titolare di un caseificio di Castelluccio la cui produzione e’ ferma da quel 30 ottobre – ma ci siamo dovuti arrangiare, perche’ le strutture provvisorie sono arrivate in ritardo rispetto alle previsioni. Ma non solo: abbiamo dovuto anche provvedere autonomamente agli allacci di luce, gas e acqua. Ma questi, purtroppo, non si attiveranno prima di agosto inoltrato, quando le presenze cominceranno a calare notevolmente. A settembre, infatti, Castelluccio si svuota, cosi’ la vera ripartenza e’ rimandata alla prossima stagione. Stimo di aver perso gia’ circa 50mila euro di utile”. Ma la Regione non ci sta e non solo rispedisce al mittente le accuse, ma incalza e Paparelli difende l’operato della Regione precisando che i ritardi, se ci sono stati, sarebbero da imputare in parte anche ai titolari stessi delle attivita’: “Le strutture provvisorie non sono state consegnate il giorno del taglio del nastro ma molto tempo prima – spiega – a fine maggio i laboratori caseari e a fine giugno tutti gli altri. Nonostante cio’, molti sostengono di non aver ancora allestito le attivita’ e di non aver fatto gli allacci, per ragioni piu’ o meno legittime. La Regione, pero’, ha rispettato gli impegni presi. Se l’inizio della costruzione delle strutture e’ iniziata in ritardo e’ perche’ alcuni hanno ritardato la firma dell’accettazione, necessaria per poter dare il via ai lavori”.
Al di la’ delle responsabilita’, tra gli operatori commerciali di Castelluccio tira aria di pessimismo e di rassegnazione. “Si fatica a intravedere la rinascita di cui i politici parlano, stiamo lentamente perdendo le speranze – ammette Diego Pignate, presidente della Pro Loco e titolare di un caseificio di proprieta’ della famiglia dagli anni Settanta – anche il ‘deltaplano’ (la struttura dove saranno delocalizzati i ristoranti, ndr) doveva essere pronto a giugno di quest’anno ma ci sono stati notevoli ritardi”. Altro tasto dolente per gli abitanti del piccolo borgo sono le Sae, le soluzioni abitative di emergenza: delle sette che sono state ordinate, ancora nessuna e’ arrivata a Castelluccio. “In questo periodo vivo in una roulotte per lavorare alla riapertura del bar – racconta il titolare di una delle attivita’ delocalizzate – sono assegnatario di Sae, ma ancora non sono state fatte per nessuno. Siamo l’unica frazione di Norcia rimasta senza”. E oltre ai ritardi, c’e’ chi lamenta di non averla ottenuta e ne rivendica il diritto. “La Sae non spetta a chi ha una casa agibile nel comune – spiega Pignate – cosi’ io vivo a Norcia e devo fare avanti e indietro tutte le mattine per andare dalle mie duecento pecore a Castelluccio, dove ho sempre vissuto e lavorato”. Mentre coloro che si trovano in questa situazione si fanno aiutare da un avvocato per procedere per vie legali, il vice presidente Paparelli chiarisce che in questo la Regione non ha responsabilita’: “Ci sono state lunghe trattative seguite dal Comune e dalla Protezione civile per capire a chi spettavano le Sae e dove costruirle, che hanno allungato i tempi, cosi’ come la viabilita’ difficile e le condizioni atmosferiche avverse. A Castelluccio, poi, sono pochi i residenti veri che hanno dimora continuativa, molti hanno li’ la residenza ma vivono a Norcia. Chi ha attivita’ economiche riteneva di averne diritto, ma la norma non lo prevede. E’ scritto nel decreto terremoto e non possiamo non applicare la legge”.