Vere e proprie città in ‘miniatura’, di legno, realizzate secondo un reale piano regolatore complessivo, con servizi di ogni genere, dalla chiesa all’edicola, dall’ambulatorio al bar, per ripartire dopo un sisma distruttivo senza spopolare i paesi, ma mantenendo unita e collegata anche sul piano sociale la comunità. Questo il fenomeno dei moduli abitativi provvisori (Map), la soluzione alloggiativa adottata praticamente in tutti i 56 comuni del cratere sismico dell’Abruzzo nel post terremoto del 6 aprile 2009. Un sistema che ha ospitato nel complesso circa 5 mila persone. Modello che, ora, potrebbe essere un esempio per i comuni e le frazioni del Centro Italia devastate dalla scossa del 24 agosto scorso. ‘Mini città’ che, nei casi di migliore riuscita, di provvisorio hanno solo il nome, studiate come sono per rimanere anche dopo la ricostruzione, facendo subentrare giovani coppie e altri inquilini in affitto agli sfollati man mano che i lavori vanno avanti.
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