Manovre correttive indispensabili per pareggio di bilancio, con o senza Imu. E’ il monito che arriva dal ministero del Tesoro che, nel Documento di economia e finanza, precisa che l’Italia dal 2015, “con o senza Imu dovrà fare ricorso a riforme per rispettare il pareggio di bilancio. Questo perche anche anche se il nuovo regime “sperimentale” Imu sarà confermato, dopo il 2014 sarà necessaria una correzione dei conti nel periodo 2015-2017.
Di fatto se il prossimo esecutivo abolirà l’imposta sulla prima casa, la manovra ammonterà a 15 miliardi nel 2015, a 20 miliardi nel 2016 e a 25 miliardi nel 2017. Tuttavia, dal documento emerge che anche qualora l’Imu venisse prorogata così com’è, si dovrà comunque ricorrere a una correzione pari a 3,3 miliardi nel 2015, 6,9 nel 2016 e 10,7 nel 2017.
Il presidente del Consiglio Mario Monti, nella prefazione al Documento di economia e finanza ha dichiarato che l’Italia “è ancora molto distante dagli obiettivi che si è posta nel quadro della strategia europea 2020, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione, il sostegno alla ricerca e lo sviluppo e la riduzione della povertà”. Quindi “è più che mai necessario tenere ferma la barra delle riforme” ha precisato. “Non è il momento di allentare la presa, semmai è il momento di accelerare per non perdere altro terreno. Per tornare a crescere non ci sono ricette sostituite alle riforme per la competitività e la produttività”.
Per Monti, inoltre, per restare nella parte preventiva del Patto di stabilità europeo e ridurre il debito pubblico sono due le condizioni ineludibili per “cogliere i frutti delle riforme e dei sacrifici”, per ora tradotti in maggiori “aperture” delle politiche europee verso la crescita. Il premier uscente ricorda che “rispetto alla fase più acuta della crisi finanziaria di fine 2011 e inizio 2012, che ha imposto scelte obbligate in tempi serrati, diventa ora possibile mettere in campo una strategia più articolata. Una strategia che combini il rientro sostenibile dal debito eccessivo a riforme per rimuovere le barriere strutturali e stimolare la produttività e per riavviare gli investimenti pubblici produttivi”.
E in primo luogo “occorre saper sfruttare le opportunità offerte da un quadro europeo oggi più favorevole agli investimenti per la crescita e l’occupazione” dopo le decisioni del Consiglio Ue di marzo e dopo “l’apertura della Commissione Europea verso l’operazione una tantum dell’Italia per pagare i debiti scaduti della pubblica amministrazione”.