Tetto agli stipendi dei manager, la Camera ci ripensa

Brusca frenata al taglio degli stipendi dei manager della pubblica amministrazione voluto da Mario Monti. Il famoso tetto di circa 300 mila euro sta per essere rivisto ma al rialzo. Ci sarebbero delle disparità di trattamento economico con altre figure professionali e quindi la norma va corretta. I due relatori della proposta di parere depositata nelle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera, Donato Bruno e Silvano Moffa, esprimono parere favorevole al ‘taglio’ ma sottolineano alcune criticità delle norme.

“E’ necessario – sottolineano i due parlamentari – che l’intervento legislativo correttivo abbia carattere di stabilità e di organicità, al fine di evitare che l’assenza di una disciplina coerente e razionale determini una condizione di destrutturazione dell’assetto delle pubbliche amministrazioni che rischia di minare il buon andamento dell’azione amministrativa”.

Tra le criticità i relatori segnalano il fatto che “la fissazione di un tetto massimo dei trattamenti retributivi dovrebbe essere oggetto di un’ulteriore riflessione proprio per valutare i profili di ingiustificata disparità di trattamento che si potrebbero determinare alla luce della composita e stratificata legislazione vigente e i profili di irragionevole incidenza sull’attuale assetto del sistema retributivo, con evidente lesione del principio di buona organizzazione delle pubbliche amministrazioni”. Insomma se i manager della Pubblica Amministrazione si vedono tagliati i loro faraonici stipendi potrebbero non essere più ‘incentivati’ come prima e la qualità produttiva potrebbe risentirne. Tutto a danno dei cittadini e delle loro tasche.

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