Tetto al contante, nuova soglia a 5mila euro: cosa cambia da gennaio

Dal primo gennaio 2023 il tetto al contante salirà da mille a cinquemila euro. La nuova soglia, sparita nel dl Aiuti quater, ricompare in Manovra

Dal 1° gennaio 2023 la soglia per l’uso del contante aumenterà da 1.000 a 5mila euro. Torna a salire il tetto al contante, come inizialmente previsto dal dl Aiuti quater: la proposta era stata voluta dalla Lega, che aveva lanciato l’ipotesi di alzare il tetto contante anche a 10mila euro, ma era arrivata una frenata interna alla maggioranza. Ora è stato approvato e inserito in manovra l’innalzamento a 5mila euro a partire dal primo gennaio 2023. Ricordiamo che attualmente il limite contanti è fissato a 2.000 euro fino al 31 dicembre 2022.

Tetto al contante, cosa cambia

Il tetto al contante, visto come misura per contrastare l’evasione fiscale, è stato più volte rimaneggiato negli anni:

nel 2016 era stato fissato a 3.000 euro

nel 2020 è sceso a 2.000 euro

nel 2022 è sceso a 1.000 anche se, con un emendamento approvato durante la conversione del Dl Milleproroghe di quest’anno, la riduzione a 1.000 euro è stata posticipata al 2023.

Con la nuova revisione del tetto approvata dal governo Meloni, la soglia passa da 1.000 a 5mila euro, a partire dal 1° gennaio 2023.

Secondo Meloni, infatti, non c’è correlazione tra intensità del limite del contante e diffusione dell’economia sommersa. Anzi, come afferma la Banca Centrale Europea, il limite all’utilizzo del denaro contante penalizzerebbe proprio i più poveri. Gli altri 10 Paesi Ue non hanno alcun limite, e tra questi ci sono Germania e Austria. Una situazione che, aveva spiegato la Meloni, “rischia di non favorire la nostra competitività”.

Tetto al contante, quando si applica

Attualmente non si può superare la soglia dei 2mila euro per le seguenti operazioni:

trasferimento di denaro contante in euro/valuta estera

trasferimento di titoli al portatore in euro/valuta estera

libretti di deposito bancari/postali al portatore.

Sono vietati i pagamenti frazionati, cioè quei pagamenti che, divisi con una certa cadenza, superano i 2.000 euro.

Sono invece consentiti i pagamenti misti, ovvero effettuati una parte in contanti e una parte con pagamento elettronico. Per esempio, un bene dal valore di 3.000 euro può essere tranquillamente acquistato attraverso un pagamento di 1.500 euro in contanti e di 1.500 euro tramite carta di credito o bonifico.

Non c’è nessuna limitazione del tetto per i prelievi e i versamenti in banca o alla posta. Perché, in questo caso, non avviene una transazione tra privati ma un’operazione con il proprio istituto di credito.

Tetto al contante, le sanzioni

Le multe per chi non rispetta il tetto sono le seguenti:

1.000 euro per i privati cittadini

tra 3 mila e 15 mila euro per i professionisti.

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