Dal 14 gennaio al 2 febbraio prossimi è in scena alla Sala Umberto di Roma “ Ti ho sposato per allegria”, testo scritto da Natalia Ginsburg. In esso si presenta una impossibile famigliola, con tanto di suocera, cognatina, e governante, che fanno teatrino delle loro parti, ben impegnati in un gioco di parodia. Questo star sul filo era in questo testo il brivido preferito della Ginzburg che sfida tutte le regole della buona scrittura drammatica, inventandosi un teatro delle assurdità, che tuttavia assomiglia per niente al teatro dell’assurdo, sempre di marca maschile ed esistenzialista. Si approda invece ad una forma apparentemente impropria, con i divertentissimi monologhi fiume, non possibili in un testo teatrale. Al centro di “Ti ho sposato per allegria” c’è una ragazzina in pericolo che diventata donna e decide che è tempo di sposarsi. L’uomo che la sposerà avrà fatto un pensiero simile, forse, ma da un’altra prospettiva: la prospettiva adulta. Gli uomini nel teatro della Ginzburg mi pare siano tutti molto adulti, ma questo non impedisce loro di essere insensati. Le ragazze, invece, soffrono e splendono d’una vocazione per originalità. La ragazza e l’uomo si vedono e poco dopo si sposano. Un matrimonio fatto per allegria. Ma poi il matrimonio si fa famiglia e con essa arrivano le regole, una delle quali è che bisogna essere uguali a tutte le altre famiglie. Nasce così il divertentissimo gioco della “casa”. E con esso, per uguale allegria, la Ginzburg fa nascere il gioco del suo teatro. Natalia Ginzburg è una delle più raffinate ed acute scrittrici italiane degli ultimi anni. La sua lingua, secca ed essenziale si fonde con la sua abilità nel gioco della ripetizione. Le ripetizioni che abitualmente devono essere evitate nella scrittura nel caso della grande scrittrice fanno valere il detto: repetita iuvant. Il mondo femminile è quello che intriga ed interessa la Ginsburg e la famiglia è il suo tema d’elezione. L’autrice vuole parlarci di Giuliana e delle sue amiche Topazia ed Elena, l’ottimista e la pessimista, della leggerezza del femminile e della sua vitale importanza. Il maschio vive di luce riflessa. Insomma si declinano i diversi modelli femminili, le molteplici possibilità di essere donna. Giuliana passa in punta di piedi nella vita, sfiorandola con grazia: ma non è una farfalla, non ha il pungiglione, quindi non è nemmeno una vespa. E’ graziosa e porta allegria, il suo pensiero è liquido, il suo apparente saltare “di palo in foglia” o “di palo in frasca” trova degli argini improvvise profondità. Anche se scritto negli anni Sessanta il testo proietta ombre di preveggenza su questi nostri anni. Prodotto da ErreTiTeatro 30 di Roberto Toni, con la regia di Piero Maccarinelli e scene di Paola Comencini, è interpretato da Chiara Francini, Emanuele Salce ed Anita Bertolucci.
Marco Novellino