Toghe anti-rimpatri: scoppia il caso degli irregolari scarcerati a Palermo

Il caso dei cinque immigrati irregolari – richiedenti asilo sbarcati a Porto Empedocle e privi di documenti – che il questore di Agrigento aveva disposto di trattenere ma che, a detta di alcuni magistrati del tribunale di Palermo che si pronunciati sulla vicenda con esiti diametralmente contrapposti, non presenterebbe i requisiti per trattenerli, tiene banco sul fronte giudiziario. E riaccende il dibattito su un possibile utilizzo “ideologizzato” della legge, mirato a contestare e delegittimare norme e decisioni del governo in materia. Un argomento di discussione che la controversa risoluzione giudiziaria di Palermo, culminata in esiti opposti nello stesso tribunale chiamato, nel giro delle stesse ore, a esprimersi su vicende speculari, ha riacceso, motivando le reazioni della politica.

Una vicenda che ricalca la decisione già assunta dal giudice Iolanda Apostolico, la stessa che risultava ripresa a suo tempo a manifestare contro il governo in carica, impegnato a contrastare l’immigrazione clandestina».

Afferma Foti: «è proprio la reiterata tendenza all’invasione di campo ad ostacolare il certosino lavoro portato avanti dal premier Meloni: dalla lotta agli scafisti, agli accordi con i Paesi africani per impedire le partenze, al condizionamento delle politiche di contrasto all’immigrazione in Europa. A riprova di ciò, il piano di collaborazione da sviluppare contro l’immigrazione clandestina annunciato del cancellerie tedesco Scholz e dal premier britannico Starmer».

Augusta Montaruli,  sul caso ha  osservato: «Mentre grazie alle politiche del governo Meloni sui flussi migratori cominciano ad arrivare i risultati sperati, come anche oggi conferma il cruscotto del Viminale, una certa magistratura cerca di osteggiare il lavoro del nostro governo. Se da una parte, infatti, ci rendono fiduciosi i poco più di 40mila migranti sbarcati nel nostro Paese (dato nettamente inferiore a quello raccolto dello scorso anno), così come quello dei minori non accompagnati, che crolla a poco più di 5mila. Dall’altro guardiamo con sospetto al mancato fermo di 5 migranti a Palermo da parte di alcuni giudici» – sottolinea l’esponente di FdI –.

Anche in Europa – aggiunge in calce Montaruli – come ci conferma l’annunciato accordo Scholz- Starmer su un piano condiviso per il contrasto al traffico illegale di essere umani, arrivano conferme di come il governo Meloni stia lavorando bene. E come stia cambiando l’approccio al problema degli arrivi incontrollati. Nonostante le ostruzioni – è dunque la conclusione – non resta che andare avanti, nell’interesse degli italiani».

Da quando Giorgia Meloni è al governo, cioè dal 2022, i giudici hanno accolto circa il 90% delle domande dei migranti espulsi. Una percentuale che stona, per come riportato da Il Giornale, con gli anni precedenti, in cui la statistica era di fatto al 50% e che oggi torna alla ribalta dopo la decisione di alcuni giudici siciliani di accogliere cinque domande su sei di migranti che dovevano essere respinti in base al decreto Cutro.

A confermarlo c’è l’andamento degli ultimi anni delle decisioni prese dalle toghe sui ricorsi presentati dai migranti che si erano visti rigettare dal Viminale una domanda per una qualsiasi forma di protezione.

Il decreto Cutro ha introdotto, previa convalida da parte del giudice, la possibilità di trattenere lo straniero che presenta alla frontiera una domanda di protezione internazionale, nel caso in cui provenga da un Paese di origine sicuro, o se viene fermato dopo aver eluso o tentato di eludere i controlli, e ancora se si rifiuta di consegnare il passaporto o non presenti una garanzia finanziaria da 2.500 a 5mila euro. Il trattenimento può durare 28 giorni.

Ma prima delle decisioni palermitane (che come detto hanno visto convalidare solo un trattenimento su sei) ci sono stati finora altri 22 casi. Uno dei richiedenti ha visto la procedura accelerata interrompersi perché lui stesso ha rinunciato alla domanda di protezione, un altro è stato arrestato, un terzo ha consegnato il passaporto evitando di conseguenza la necessità del trattenimento. Per gli altri 19, tutti ospiti del centro di trattenimento per richiedenti di Modica, il provvedimento di trattenimento del questore è stato stroncato dalla mancata convalida del giudice. Eppure, tutti i 19 al termine dell’iter si sono visti poi respingere, per manifesta infondatezza, la protezione internazionale: nessuno è stato rimpatriato perché nel frattempo, ovviamente, erano divenuti irreperibili.

Solo un 23enne tunisino si è visto respingere il ricorso in Sicilia, ma semplicemente perché reo confesso di avere tentato di eludere le norme. Le due gip, invece, nel non convalidare gli altri 5 trattenimenti hanno invocato “misure alternative meno coercitive”, come l’obbligo di dimora e l’obbligo di firma: misure che prevedono, però, che il migrante sia in possesso di un documento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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