La busta sospetta inviata all’indirizzo della sindaca di Torino Chiara Appendino poteva esplodere. Il plico conteneva “un congegno idoneo ad esplodere composto da una batteria collegata tramite un filo di rame ad un sacchetto contenente polvere pirica”. Nella nota della Questura si precisa che “le modalità di confezionamento del plico fanno presumere che l’azione delittuosa sia riconducibile a soggetti appartenenti all’area anarco-insurrezionalista, verosimilmente componenti della cellula, già oggetto di indagine, riconducibile al centro sociale Asilo”.
Come mittente sulla lettera è indicata la ‘Scuola Diaz’ di Genova: l’indirizzo è stato scritto in stampatello su un foglio bianco attaccato alla busta.
Gli investigatori non tralasciano nessuna pista nelle loro indagini ma sotto la lente di ingrandimento è finito subito l’area anarco-insurrezionalista appartenenti alla cellula riconducibile all’Asilo”, il centro sociale sgomberato il 7 febbraio dalla polizia.
Da quel giorno, tutta l’area antagonista ha avviato una mobilitazione che ha avuto i suoi momenti caldi nella manifestazione del 9 febbraio, caratterizzata da scontri, devastazioni e 11 arresti, e dal corteo di sabato scorso, concluso senza incidenti grazie soprattutto all’opera di prevenzione delle forze dell’ordine. Il sindaco Appendino è sotto scorta dal 10 febbraio, all’indomani delle tensioni e delle minacce al corteo anarchico. Di recente in città sono stati affissi manifestini con il disegno di una persona a testa in giù con l’effige dei tarocchi dell’Appeso ribattezzata l’Appendino e la filastrocca dell’Asilo.
“Se qualcuno pensa di intimidirmi si sbaglia di grosso”, dice il sindaco di Torino.”Avanti, più determinata di prima”, ed ringraziato “tutte e tutti per i messaggi di vicinanza e solidarietà”. Tra questi il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino.