Il farmaco che prendeva doveva aiutarlo a curare la sua malattia: il morbo di Parkinson e invece lo ha fatto diventare un giocatore d’azzardo compulsivo dilapidando 300mila euro di risparmi. È successo a un 70enne torinese che ha presentato una querela contro la casa farmaceutica che produce il medicinale. Secondo la denuncia il 70enne ha iniziato a curarsi con il farmaco dal 1999. Dopo circa un anno aveva però sviluppato un cambiamento del proprio comportamento: stava molto fuori casa ed era attirato in modo irrefrenabile dal gioco d’azzardo. Il pensionato ha così dilapidato i propri risparmi, circa 300mila euro, giocando a slot-machine, sale bingo e videopoker. Il procuratore Raffaele Guariniello ha aperto un fascicolo e indagato per lesioni colpose il rappresentante legale della casa farmaceutica in Italia. Secondo gli approfondimenti della procura torinese, le prime segnalazioni su una possibile correlazione tra l’uso del pamipexolo, il principio attivo del farmaco contro il Parkinson e il gioco d’azzardo iniziano ad arrivare dal 2000. Nel marzo 2005 l’Unione europea aveva dato indicazioni perché questo effetto collaterale fosse segnalato nei bugiardini dei farmaci e nel febbraio 2007 l’Aifa (Agenzia italiana per il farmaco) aveva poi divulgato una nota informativa sul proprio sito sul pramipexolo, avvertendo delle implicazioni legate al gioco d’azzardo. A settembre 2012, l’Aifa ha inviato alle case produttrici del farmaco una comunicazione in cui ribadisce la necessità che venga inserito nei bugiardi, tra i diversi effetti collaterali, anche la sindrome da gioco d’azzardo compulsivo.
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