L’Europa tenta il tutto per tutto per liberarsi dalla dipendenza dalle forniture russe, con una decisione presa in sordina a fine luglio sul taglio del gas. I Paesi comunitari dovranno risparmiare almeno 12 miliardi di metri cubi da qui a ottobre per avere stoccaggi sufficienti per affrontare i mesi più freddi. E chiedono sacrifici enormi ai cittadini, con una politica di austerity che investirà a breve anche la Penisola. Il governo Draghi in realtà si è mosso meglio di altri esecutivi, diversificando le fonti di approvvigionamento, stringendo accordi con l’Algeria e l’Azerbaigian, ad esempio, e puntando ancora di più sulle rinnovabili. Ma non basterà per evitare la stretta sull’uso dell’energia.
Le misure di austerity in Europa per ridurre il consumo di gas
In Spagna sono entrate in vigore nuove misure che impediscono agli uffici e alle attività pubbliche di non far scendere al di sotto dei 27° C l’aria condizionata in estate e di non poter posizionare il termostato sopra i 19° C in inverno. Le luci delle vetrine dovranno essere spente entro le 22 e i negozi dovranno tenere la porta chiusa a partire da agosto, per migliorare l’efficienza degli impianti di climatizzazione e riscaldamento, che dovranno essere sottoposti a manutenzione costante.
Misure simili sono state adottate anche in Francia e Austria, dove diverse catene hanno deciso autonomamente di cambiare gli orari di apertura e di illuminazione delle vetrine. Vienna ha emanato nuove regole per la riduzione dell’illuminazione pubblica, con i mercatini di Natale destinati a rimanere al buio quest’anno.
La Germania ha deciso di spegnere i fari di 200 monumenti e attrazioni di Berlino. E il sindaco di Hannover ha deciso di togliere l’acqua calda da tutti gli edifici pubblici. Non solo dagli uffici, ma anche dalle piscine, dai palazzetti dello sport e dalle palestre. In città rimarranno spente tutte le fontane pubbliche e non ci saranno luci notturne nei musei e nel municipio.
Le misure di austerity nelle città italiane: cosa cambia
I Paesi dell’Unione Europea hanno fissato come traguardo un taglio dei consumi del 15% per i prossimi otto mesi, equivalenti a 55 miliardi di metri cubi di gas che arrivano dalla Russia. Per l’Italia l’obiettivo è in realtà del 7%, considerando che, come già detto, la Penisola ha già iniziato a diversificare le forniture.
Per ora Bruxelles non ha previsto sanzioni né pensato a obblighi per i Paesi membri. L’accordo tra i 27 ministri dell’Ambiente che si sono incontrati a fine luglio non è dunque vincolante. Ma lo stop delle forniture deciso da e contro Mosca rischia di mettere in seria difficoltà tutti gli stati comunitari.
Meglio dunque iniziare a risparmiare e conservare materia prima. Ogni governo nazionale e ogni amministrazione locale si sta muovendo in autonomia. Anche in Italia, dove alcuni sindaci hanno emanato ordinanze per il risparmio energetico.
- Belluno spegne le luci durante la notte, dalle 2.30 alle 5.
- Firenze ha introdotto una multa da 25 a 500 euro per i negozi e le attività che tengono la porta aperta nonostante l’aria condizionata. Il Comune, già da marzo, consiglia di stirare solo il necessario, azionare la lavatrice a pieno carico e tenere i termosifoni non sopra i 18° C.
- Genova agisce su due fronti: rinegoziando i contratti con il gestore cittadino e con le raccomandazioni del Governo per i condizionatori e l’illuminazione.
- Milano non ha previsto ancora delle misure, ma il primo cittadino Giuseppe Sala ha chiesto agli esercenti di tenere chiuse le porte di negozi e attività per evitare sprechi.
- Roma ancora non si è mossa con nuovi interventi rispetto a quelli stabiliti mesi fa per i riscaldamenti.
- Torino ha deciso di ridurre l’intensità dell’illuminazione pubblica. Iren, il distributore di gas cittadino, ridurrà di 2°C la temperature degli uffici pubblici durante l’inverno.
Possibile ipotizzare che il premier Mario Draghi o i ministri del governo uscente firmino dei decreti per estendere alcune di queste misure a tutto il territorio nazionale per risparmiare il gas.