Difficile tornare alla vita di tutti i giorni dopo un’esperienza così. La mente e il cuore di Manuela sono rimaste là, lontano, in Afghanistan, dove si combatte una guerra che sembra non riguardarci, dove da dieci anni militari italiani si trovano in missione di pace. In un attentato, Manuela, il maresciallo degli alpini Manuela Paris, è rimasta gravemente ferita e sono morti alcuni dei suoi uomini. Tornata in Italia, dalla sua famiglia, in un’affollata casa di mamme, nonne, sorelle, nipoti, sul litorale laziale, fatica a reinserirsi. La sua mente torna sempre là. Tratto dall’omonimo romanzo di Melania Mazzucco, ‘Limbo’, regia di Lucio Pellegrini, è un film televisivo presentatoin concorso al ‘FictionFest’ e il 2 dicembre in onda su Raiuno. Manuela è Kasia Smutniak, credibile e sempre bella anche senza trucco e in tuta mimetica. Del resto, non potrebbe essere altrimenti. Sottolinea Domenico Procacci, produttore e compagno dell’attrice: ‘Sapendo da quale famiglia viene, è stato naturale pensare a Kasia per questo ruolo’. Accanto a lei, Adriano Giannini nel ruolo di Mattia, un personaggio misterioso, anche lui, come Manuela, sospeso in un limbo. Polacca, figlia di un generale dell’aeronautica militare, Kasia ha fin da piccola frequentato il mondo dell’aviazione e ha ereditato dal padre la passione per il volo, e ricordiamo che il suo compagno Pietro Taricone morì nel 2010 in seguito ad un incidente di paracadutismo. Aspettavo da tempo un ruolo così, racconta ora Kasia. Vengo da una famiglia di militari. Dopo la scuola, mia nonna, militare, mi portava con lei in caserma. Da noi è normale che una donna scelga di diventare soldato. È un lavoro come un altro, solo un po’ più pericoloso. In Italia soltanto da poco tempo la carriera militare è aperta anche alle donne, ma nel mio Paese lo è da tanto. Per interpretare Manuela Paris, che nel film vediamo sia quando è a casa, ancora convalescente nel corpo e nell’anima, sia quando è in Afghanistan, Kasia Smutniak ha affrontato una preparazione particolare. Ci siamo addestrati con alcuni soldati che erano stati veramente in missione in Afghanistan. È stato interessante e importante perché loro, spiega l’attrice, con i loro racconti e con alcuni filmati che avevano girato con i telefonini, anche a Kabul, ci hanno fatto capire com’è la vita quotidiana laggiù. Ci hanno mostrato le immagini anche di alcuni attentati che mi hanno molto colpita. Sono rimasti con noi anche durante le riprese e, quindi, abbiamo potuto continuare a scambiarci impressioni. Certo, è difficile condensare un romanzo di quasi cinquecento pagine in un film di un’ora e quaranta. Risultano sacrificati il passato della protagonista, le motivazioni per cui sceglie di diventare militare e andare in missione, e anche episodi e personaggi della parte afghana. Ma Melania Mazzucco si dice soddisfatta: ‘Già da quando è stato portato al cinema il mio “Un giorno perfetto”, ho scelto di non partecipare alla sceneggiatur. Naturalmente era molto difficile conservare tutto quello che c’è in un romanzo, dove c’è spazio per tante digressioni. Ci sono le cose essenziali: una guerra apparentemente lontana ma che invece tocca anche noi, qui; il fatto che Manuela non potrà staccarsi da un pensiero di morte se non aprendosi al mondo, e amando. Nel film ci sono cose diverse rispetto al libro ma credo che comunichi le stesse emozioni. Non è un romanzo consolante. Anzi, può essere disturbante. Ma sicuramente coinvolgente.
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