Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, rimane agli arresti domiciliari secondo quanto deciso dalla giudice per le indagini preliminari, Paola Faggioni.
Il Tribunale di Genova ha respinto la richiesta di revoca della misura cautelare presentata dall’avvocato Stefano Savi. La decisione è stata motivata dal persistente pericolo che l’indagato possa ripetere comportamenti simili in vista delle prossime elezioni regionali del 2025, per le quali era già in corso la raccolta di fondi. I legali di Toti hanno annunciato il ricorso al riesame contro la sentenza.
Secondo il giudice, il rischio che Toti, arrestato per corruzione lo scorso 7 maggio, possa favorire interessi privati in cambio di finanziamenti è particolarmente concreto, considerando che continua a ricoprire le stesse funzioni pubbliche. Inoltre, durante le indagini erano emerse richieste di intervento da parte di imprenditori locali su questioni amministrative di competenza regionale. Nell’ordinanza, il gip ha evidenziato la “sistematicità del meccanismo corruttivo” nel tempo, indicando anche le elezioni e gli eventi politici durante i quali Toti è stato accusato di aver utilizzato la sua posizione per ottenere fondi illegalmente.
L’altra notizia ancora ‘calda’ è che Ilaria Salis è stata scarcerata. E’ tutto terribilmente semplice: Toti dentro, Salis fuori. Con una giustizia italiana che non pare affatto più rassicurante di quella ungherese.
Un governatore fortemente votato dai cittadini, incensurato, sottoposto a un’indagine assai discutibile su fatti di diversi anni fa e relativi a contributi regolarmente registrati, è costretto agli arresti domiciliari da oltre un mese, e un gip che pare molto schiacciato sulle tesi della procura lascia intendere che Toti non possa essere liberato per il rischio di reiterazione dei reati in vista delle regionali del 2025.
Non è accusato di essere andato a manganellare la testa di qualcuno ma di aver ricevuto un finanziamento regolarmente registrato per la politica. E a quanto si deduce dal processo mediatico non si capisce quale sia esattamente il reato, a meno che non sia più consentito neppure il finanziamento di privati e nell’ambito di una ridotta soglia alla politica. E soprattutto non si capisce perché Toti sia stato arrestato dopo un’inchiesta durata quattro anni se c’era questo rischio così alto di reiterazione del reato. Come se per Toti la condanna sia stata già scritta dalla gogna del processo mediatico, la sinistra da settimane già invoca la via giudiziaria della rivincita, con il ritorno a elezioni per ribaltare il risultato della vittoria del centrodestra. E subito sono ripartite dai Cinque Stelle le richieste di dimissioni. Toti ha però già annunciato la sua ferma determinazione a non dimettersi.
Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, di cui Toti è presidente, definisce “discutibili” le motivazioni per cui non sono stati revocati i domiciliari. Daniela Santanchè, ministro del Turismo, di FdI, fa un post provocatorio su X dove scrive: “Toti ai domiciliari, Salis libera, indovinate chi è di sinistra”. Ancora una volta a trent’anni da “mani pulite”, clima da antipolitica, ma con una costante. Anche ora questo clima non sembrerebbe così sfavorevole sul piano giudiziario a certa politica, in questo caso estremista di sinistra.