Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il 09 febbraio 2021. ANSA/LUCA ZENNARO

Toti rassegna le dimissioni da presidente della Regione: ‘Scelta irrevocabile’

Il presidente della Liguria Giovanni Toti si è dimesso. Il governatore sospeso, accusato di corruzione, falso e voto di scambio, è agli arresti domiciliari dal 7 maggio. Nelle scorse ore l’ipotesi del passo indietro era diventata sempre più concreta e la parola “dimissioni” era stata alla fine sdoganata anche in Consiglio regionale. Stamattina, poi, è arrivata l’ufficialità. A consegnare la lettera di “dimissioni irrevocabili” all’ufficio protocollo della Regione Liguria è stato, alle 10.40, l’assessore Giacomo Giampedrone su delega dello stesso Toti. “Le elezioni ci saranno entro 90 giorni perché così prevede il nostro statuto”, ha detto Giampedrone. Intanto, il legale di Toti Stefano Savi ha fatto sapere che lunedì presenterà istanza di revoca degli arresti domiciliari. Se venisse accolta, il ricorso in Cassazione contro il rigetto da parte del Riesame decadrà automaticamente. Riguardo al processo immediato ha aggiunto: “A noi l’immediato va benissimo. Non vogliamo farlo in costanza di misura cautelare. Ci fa anche comodo piuttosto che stare ancora due, tre anni sulla graticola”.

Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, dopo 9 anni di amministrazione e rieletto con un plebiscito ha dato le dimissioni.

Toti chiederà la revoca degli arresti domiciliari ai quali si trova dal 7 maggio per l’inchiesta sulle presunte tangenti che avrebbe ricevuto dall’imprenditore portuale Aldo Spinelli in cambio di favori.

Si è tenuto l’altro ieri  un Consiglio regionale ad alta tensione. Con lo scranno del governatore Toti vuoto, si è discusso l’assestamento di bilancio di previsione della Regione Liguria nel triennio 2024-2026. Ma la questione Toti, con l’ipotesi dimissioni e le future elezioni regionali, è entrata in molti degli interventi in aula. “Siamo ai titoli di coda e nessuno riesce ad ammettere che è finita. Non avete il coraggio politico di dirlo. Il destino di quello che accade in questa regione non si discute qua. Non c’è neanche la dignità politica di affrontare in aula la crisi della destra. È evidente che siete a fine corsa. Non dovete indignarvi, ma dovete prenderne atto”, ha detto il capogruppo del Pd Luca Garibaldi. “Se perdete stavolta, con tutto quello che avete fatto, farete ridere. Avete avuto tutti gli aiuti possibili. Riuscirete a far cadere questa amministrazione ma non cadrà qua dentro perché la compattezza della maggioranza ha tenuto. Sui temi importanti non ci siamo mai divisi”, ha risposto il consigliere di Forza Italia Vaccarezza.

Intanto, la lista civica del presidente Toti ha cambiato nome durante il Consiglio regionale passando da “Cambiamo con Toti presidente” a “Lista Toti Liguria”. È sparita, quindi, la parola “presidente” ma resta il gruppo più numeroso in consiglio. Secondo gli esperti, è un altro segnale – oltre al congelamento dell’agenda con gli incontri politici – che le dimissioni sono vicine. Le voci di corridoio azzardano date: lo farà forse domenica. Nel caso succedesse, ci sarà da capire se a prevalere sarà la legge costituzionale del 1999 che prevede “elezioni entro 90 giorni” o la legge nazionale del 2004 che prevede elezioni entro 60 giorni.

A 500 metri dal palazzo del Consiglio regionale c’è la procura, dove  hanno sfilato gli ultimi testimoni dell’inchiesta sulla corruzione che ha portato agli arresti domiciliari Toti, inchiesta che è ormai alle battute finali. Dovrebbe concludersi a breve l’analisi forense dei telefonini e dei dispositivi sequestrati quasi tre mesi fa, poi la procura valuterà cosa fare per Toti, l’imprenditore Aldo Spinelli e l’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. Una scelta che non potrà arrivare prima di martedì, visto che lunedì scadono i termini per il governatore per presentare un eventuale ricorso al Riesame per la seconda custodia cautelare. Un tempo che potrebbe  trascorrere senza colpi di scena, perché  le dimissioni consentono a Giovanni Toti di chiedere subito la revoca degli arresti domiciliari. E se Toti venisse rimesso in libertà nei prossimi giorni, potrebbe disinnescare una eventuale richiesta di giudizio immediato della Procura.

È l’epilogo annunciato di un pressing lungo quasi tre mesi. Un ‘combinato disposto’ tra politica  e autorità giudiziaria. Ha resistito agli arresti domiciliari per quasi tre mesi nella sua casa di Ameglia, poi sotto il colpo della seconda misura cautelare (il 18 luglio, proprio nel giorno delle manifestazioni della sinistra a Genova) il governatore, democraticamente eletto,  è stato costretto a lasciare. Accusato di corruzione e altre nefandezze. Carte giudiziarie che lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio ha giudicato incomprensibili sottolineando che nessuna inchiesta può e deve condizionare “la legittimità di una carica politica o amministrativa che è stata determinata dall’autorità popolare”.

“La libertà viene concessa solo in cambio di una confessione o delle dimissioni. Secoli di cultura giuridica e un radicato concetto di Stato di diritto piegati a un’idea dell’obbligatorietà dell’azione penale medievale”, ha detto il legale Stefano Savi. Toti non ha avuto scelta, costretto di fatto alle dimissioni dopo che il gip e il Tribunale del riesame di Genova gli hanno negato la revoca dei domiciliari sostenendo che ci sarebbe il pericolo che, una volta tornato libero, possa abusare ancora dei suoi poteri per commettere altri reati della stessa natura di quelli di cui è accusato: corruzione, falso e voto di scambio.

Certo che la Procura guidata da Nicola Piacente abbia intenzione di chiedere il giudizio immediato “cautelare”, che si svolge con l’imputato in stato di detenzione per l’intero processo, il legale di Toti ha optato per la richiesta di revoca dei domiciliari basata sulle dimissioni. Senza più la carica di presidente di Regione non ci sarebbe alcuna ragione per restare in casa e potrebbe tornare libero. Ieri c’era aria di smobilitazione in Consiglio regionale riunito sul bilancio. Tutti davano per certe le dimissioni di Toti e le conseguenti elezioni entro 90 giorni. Significativa la decisione della lista civica “Cambiamo con Toti presidente” di togliere dal nome la parola presidente. Dopo due mandati, non potrà presentarsi ancora come governatore ma, secondo un sondaggio, il governatore ha ancora la fiducia del 51% dei liguri.

Insieme alla lettera di dimissioni consegnata in Regione, Toti ha diffuso anche un’altra lettera in cui spiega le motivazioni del passo indietro. “Dopo tre mesi dall’inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall’incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da presidente della Giunta Regionale della Liguria. Mi assumo tutta la responsabilità di richiamare alle urne, anticipatamente, nei prossimi tre mesi, gli elettori del nostro territorio, che dovranno decidere per il proprio futuro”, si legge. “Oggi sento come necessario che i cittadini tornino a esprimersi per ridare alla politica, al più presto, quella forza, quella autorevolezza, quello slancio, indispensabili ad affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica – prosegue Toti -. Non è questa la sede per rivendicare quanto fatto in quasi dieci anni di governo. Sono certo che i liguri sapranno giudicare e scegliere per il proprio meglio, e sapranno valutare l’impegno messo da tutti noi, i difficili momenti che abbiamo vissuto ed affrontato insieme, dal Ponte Morandi al Covid. Cosi come sono certo che la coalizione che fino ad oggi mi ha lealmente sostenuto, saprà portare avanti gli ambiziosi progetti che abbiamo cominciato a realizzare per cambiare la nostra terra, senza perdersi in egoismi e particolarismi, facendo invece tesoro di quella sinergia tra partiti e forze civiche che hanno attribuito alla nostra esperienza consenso e capacità di realizzazione”.

“Lascio una Regione in ordine – si legge ancora nella lettera di Toti -. Ho atteso fino ad oggi per rassegnare le mie dimissioni per consentire al Consiglio Regionale di approvare l’assestamento di bilancio e il rendiconto, fondamentali per la gestione dell’Ente. Ed è di soddisfazione che questo difficilissimo momento coincida con la fine del cantiere e l’apertura della Via dell’Amore, un’opera complessa, a cui abbiamo lavorato anni, che restituisce al mondo uno dei simboli della Liguria”. Ancora: “Lascio orgoglioso delle tante cose fatte e onorato di aver lavorato con molte persone capaci e coraggiose, che sapranno portare avanti questa esperienza . Ringrazio gli assessori che si sono succeduti in questi anni, il mio straordinario staff di Presidenza, che mi ha affiancato senza risparmiarsi con vera abnegazione al progetto, quei dirigenti e funzionari che ci hanno affiancato con competenza e passione. Avrei voluto confrontarmi diversamente con il nostro territorio, con i tanti sindaci e amministratori con cui abbiamo condiviso i progetti, gli amici che mi hanno affiancato in due lustri di lavoro indefesso, le forze politiche che hanno sostenuto questa esperienza. Non è stato possibile farlo, sono confidente che lo sarà nel prossimo futuro, valutate dai magistrati le istanze che l’avvocato Savi si appresta a ripresentare nelle prossime ore”.

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