Un’inchiesta nata da precedenti attività investigative della Procura della Spezia, ha portato agli arresti domiciliari il presidente della Liguria, Giovanni Toti, e in carcere Aldo Spinelli, imprenditore noto nel settore logistico e immobiliare, nonché ex presidente dell’Autorità Portuale del Mar Ligure Occidentale. Accanto a loro, Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità Portuale e attuale amministratore delegato di Iren, è stato condotto in carcere, accusato di corruzione. Ai domiciliari anche Matteo Cozzani, capo di Gabinetto di Giovanni Toti ed ex sindaco di Porto Venere.
L’indagine ha svelato un presunto sistema corruttivo che avrebbe riguardato gli interessi del porto, l’economia locale e il panorama politico regionale. Le accuse si concentrano su presunte tangenti, soggiorni di lusso e favori in cambio di altri favori elettorali in particolare verso Signorini, all’epoca in cui ricopriva ruoli chiave nel settore portuale.
Le accuse mosse nei confronti di Giovanni Toti sono estremamente dettagliate e rivelano un presunto abuso della sua posizione politica per favorire interessi privati in cambio di finanziamenti. Secondo gli inquirenti, Toti avrebbe operato in modo sistematico, offrendo favori amministrativi in cambio di sostegno finanziario da parte di diversi imprenditori durante un periodo di 18 mesi.
Secondo quanto emerso dall’indagine, il governatore avrebbe ricevuto complessivamente 74.100 euro dagli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli. Queste somme, secondo l’accusa, sono state erogate in varie tranche: 40mila euro l’8 e il 9 dicembre 2021, 15mila euro il 25 maggio 2022, altri 15mila euro l’8 settembre 2022, tutti destinati al Comitato Giovanni Toti. Ulteriori 4.100 euro sarebbero stati erogati il 10 marzo 2023, come partecipazione a una cena elettorale per Toti.
In cambio dei finanziamenti, Toti avrebbe promesso di agevolare gli imprenditori in diverse pratiche. Tra queste, si citano la trasformazione di una spiaggia libera in privata a Punta Dell’Olmo, l’iter per una pratica edilizia relativa a un complesso immobiliare nella stessa zona, e il rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse alla ‘Terminal Rinfuse Genova Srl’. Inoltre, si sarebbe impegnato ad assegnare spazi nel porto e un’area demaniale in uso ad Autostrade agli Spinelli, nonché a facilitare la pratica del tombamento di Calata Concenter.
Accanto a Toti, è coinvolto anche il suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, accusato di aver accettato la promessa di un finanziamento illecito da parte di Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga Spa. Questo finanziamento sarebbe stato in cambio dello sblocco di pratiche riguardanti l’azienda in Regione.
L’inchiesta si basa su una vasta quantità di prove, tra cui intercettazioni telefoniche, documenti finanziari e testimonianze. Le intercettazioni riportano in modo dettagliato i dialoghi in cui Toti sembrerebbe promettere favori in cambio di contributi finanziari per la campagna elettorale.
La Gip di Genova, Paola Faggioni, ha firmato l’ordinanza, sottolineando la presunta sistematicità del meccanismo corruttivo. Secondo la Gip, Toti avrebbe interferito nelle elezioni locali e nazionali, offrendo favori in cambio di sostegno finanziario da parte degli imprenditori coinvolti.
Nel frattempo la Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni, sia nell’appartamento di Toti che negli uffici del Consiglio regionale.
Il procuratore Nicola Piacente ha ribadito che l’inchiesta in corso non è affatto un’esercitazione di facciata. “La nostra richiesta di indagini risale a cinque mesi fa, precisamente al 27 dicembre”, ha affermato Piacente rispondendo alle domande dei giornalisti presso il palazzo di Giustizia.
Tra gli indagati nell’inchiesta condotta dalla procura di Genova figura Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga. Per lui è stato imposto un “divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale”, accusato di corruzione nei confronti del presidente della Regione Liguria.
Secondo quanto si evince dal dispositivo, sia al governatore Giovanni Toti che al suo capo di gabinetto Matteo Cozzani viene contestato – secondo l’accusa – di aver accettato la promessa di Moncada di un “finanziamento illecito”, rappresentato dal pagamento nascosto di alcuni passaggi pubblicitari sulla Terrazza Colombo per la campagna elettorale comunale del 12 giugno 2022.
In cambio, si sarebbero impegnati a sbloccare due pratiche di Esselunga pendenti in Regione, relative all’apertura di due punti vendita a Sestri Ponente e Savona.
In risposta alle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Genova, Esselunga ha rilasciato una dichiarazione confermando che il proprio management ha sempre operato in modo etico. Il comunicato esprime fiducia nell’operato della magistratura e auspica un chiarimento tempestivo sulla situazione.
I carabinieri del Nucleo forestale di La Spezia hanno avviato il sequestro dell’ex scuola dell’infanzia “Michela Ravecca” e del cantiere situato nell’area dell’ex cava Carlo Alberto sull’isola Palmaria, di fronte a Portovenere.
Secondo le accuse formulate dai pubblici ministeri, Cozzani, durante il suo mandato di sindaco, avrebbe favorito la famiglia Paletti, proprietaria del Grand Hotel, nel bando di gara per la valorizzazione dell’immobile scolastico adiacente.
Questi avrebbe avvantaggiato la famiglia Paletti inserendo requisiti specifici che solo loro avrebbero potuto soddisfare, incluso l’obbligo di avere un’ampia palestra nel centro del Comune.
Sull’Isola Palmaria, invece, si progettava la realizzazione di uno “stabilimento balneare”. In cambio dei favori, Cozzani avrebbe ricevuto denaro, finanziamenti politici e “ospitalità alberghiera gratuita” per sé e persone a lui collegate.
Intanto, l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha puntato i riflettori sull’appalto della diga foranea di Genova e sul biodigestore di Saliceti, nella provincia della Spezia. Secondo fonti vicine al dossier, l’appalto da 1,3 miliardi di euro per la diga foranea è stato riconosciuto illegittimo dal Tar poiché la società incaricata non possedeva i requisiti necessari. Inoltre, Anac ha notato irregolarità nell’affidamento dell’appalto del biodigestore di Saliceti da parte della Regione Liguria, richiedendo la ripetizione della procedura di gara.
La Procura di Genova ha mosso diverse accuse anche contro l’ex presidente dell’Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale, Paolo Emilio Signorini, ora amministratore delegato di Iren, conducendolo in carcere per corruzione.
Uno dei fronti corruttivi riguarda l’imprenditore portuale Aldo Spinelli, per cui sono stati disposti gli arresti domiciliari. Si contesta a Signorini di aver promesso a Spinelli diversi vantaggi in cambio di favori. Tra questi, l’accelerazione della pratica per il rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse, la concessione di spazi nell’area dell’ex carbonile Enel e il tombamento di Calata Concenter.
In cambio, gli inquirenti sostengono che Signorini avrebbe ricevuto una serie di lussi, inclusi 22 soggiorni a Montecarlo con giocate al casinò, massaggi, posto in spiaggia e accesso al torneo di tennis Master 1000. Spinelli avrebbe inoltre regalato a Signorini fiches per il casinò, una borsa Chanel, un bracciale Cartier in oro e offerto un incarico da 300.000 euro all’anno al termine del mandato. Gli avrebbero proposto di utilizzare una carta di credito durante un viaggio a Las Vegas.
Questa serie pressoché infinita di agevolazioni esclusive includeva non solo l’accesso al casinò e servizi extra come massaggi e trattamenti estetici, ma anche serate a tema con spettacoli musicali riservati ai clienti più prestigiosi del Casinò di Monte Carlo. Il valore complessivo di tali benefici è stato stimato in oltre 42mila euro.
Iren ha subito convocato un consiglio di amministrazione straordinario per affrontare la situazione derivante dall’ordinanza di misure cautelari nei confronti dell’Amministratore Delegato Paolo Signorini.
La società ha chiarito che i reati contestati riguardano il precedente ruolo di Signorini come presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e non coinvolgono direttamente Iren. In seguito a tali sviluppi, la società ha già avviato le procedure necessarie per garantire la piena continuità aziendale, al fine di attribuire temporaneamente le deleghe di Signorini, che in pratica è stato sollevato dall’incarico.
Il capo di gabinetto di Giovanni Toti, Matteo Cozzani, è stato colpito da una seconda ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, emessa dal gip di La Spezia, che lo accusa di corruzione e turbativa d’asta nell’ambito dell’indagine originaria della Procura di La Spezia. Si può pertanto dire che le indagini sono partite proprio da Cozzani.
Cozzani, che è stato sindaco di Porto Venere dal 2013 al 2023, è accusato di aver favorito imprenditori milanesi in cambio di lavori affidati alle imprese di famiglia, gestite formalmente dal fratello Filippo Cozzani, e di finanziamenti alla lista politica di cui faceva parte.
Uno degli episodi contestati riguarda l’agevolazione per gli imprenditori nella realizzazione di uno stabilimento balneare sull’isola Palmaria nel golfo di La Spezia, come anticipato sopra.
Il procuratore Antonio Patrono ha dichiarato che Cozzani avrebbe utilizzato il proprio potere per favorire tali imprenditori, ad esempio tramite una delibera di Giunta che rinunciava alla prelazione sull’area da parte del Parco, facendo uso dei “margini di flessibilità” per semplificare le procedure di costruzione, incluse le piscine, tramite un “semplice permesso di costruire convenzionato”, evitando così procedure più complesse e partecipate.
Gli altri indagati
Le accuse non riguardano solo Toti, ma coinvolgono anche altre nove persone, tra cui, come detto sopra, il suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, e l’imprenditore Aldo Spinelli.
La Procura ha emesso misure di sequestro preventivo per beni e disponibilità finanziarie per un importo significativo, al fine di garantire la massima tutela nell’ambito dell’inchiesta.
L’indagine, che ha origine da segnalazioni precedenti, ha portato all’apertura di un secondo fronte investigativo presso la Procura della Repubblica della Spezia, coinvolgendo altri territori al di fuori della Liguria.
Nell’inchiesta coinvolto per corruzione anche un sindacalista Cgil
Attraverso un comunicato, le segreterie genovesi e liguri della Cgil esprimono la loro preoccupazione per il panorama delineato nelle prime fasi dell’indagine, definendo “allarmante” il quadro complessivo che emerge. Ciò che inquieta ulteriormente è l’indicazione di una possibile penetrazione delle organizzazioni mafiose in questo contesto. Tra gli indagati figura anche il sindacalista Venanzio Maurici, accusato di corruzione con l’aggravante mafiosa.
Il sindacato reagisce prontamente, sospendendo l’iscrizione del soggetto coinvolto in via cautelativa, conformemente allo Statuto. La Cgil sottolinea l’importanza che la magistratura conduca un’inchiesta approfondita per individuare le responsabilità politiche e individuali, esigendo altresì un livello di trasparenza adeguato per uno degli elementi chiave dell’economia ligure.
Le reazioni politiche sono state immediate e contrastanti, con il Movimento 5 Stelle che chiede le dimissioni della Giunta regionale, mentre alcuni esponenti, come Guido Crosetto e Antonio Tajani, ribadiscono la presunzione di innocenza e la necessità di riservare giudizio fino alla conclusione del processo.
Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha sollevato dubbi sulla validità della custodia cautelare per Toti, ritenendo difficile che possano ancora sussistere le motivazioni per un provvedimento tanto drastico dopo anni dall’evento contestato.
La Responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, ha definito le dichiarazioni di Nordio sorprendenti e inopportune, suggerendo al Ministro di ricordare il suo ruolo istituzionale. Anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha enfatizzato la gravità delle accuse, sottolineando la necessità di dimissioni da parte di Toti, qualora le accuse venissero confermate.
Il centrodestra, invece, ha espresso solidarietà nei confronti di Toti, richiamando la presunzione d’innocenza e la fiducia nella magistratura. Matteo Rosso, deputato e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, ha aperto all’ipotesi di elezioni anticipate, sottolineando che, in una situazione del genere, è necessario valutare attentamente le scelte politiche da intraprendere.
Forza Italia ha annunciato la sospensione dei fratelli Arturo Angelo e Italo Maurizio Testa, coinvolti nelle accuse di corruzione elettorale con l’aggravante mafiosa. I due sono stati associati al clan Cammarata di Cosa Nostra. Il partito si dichiara estraneo ai fatti e attende l’esito delle indagini.
Dall’opposizione, invece, sono giunte richieste esplicite di dimissioni da parte di Toti. Giuseppe Conte, presidente del M5s, ha sottolineato la gravità delle accuse, esortando il governatore a trarne le conseguenze. Anche il Partito Democratico ligure ha richiesto le dimissioni di Toti, definendo il modo di fare politica emerso dall’inchiesta come “disgustoso” e inaccettabile.
“Non commentiamo le inchieste, né gli arresti o gli avvisi di garanzia. Certo, mi limito a constatare che dopo quattro anni di indagini, l’arresto avviene a un mese dalle elezioni europee”, spiega il leader di Italia Viva Matteo Renzi in un’intervista al Messaggero dove parla dell’inchiesta che ha portato ai domiciliari il governatore ligure Giovanni Toti. Renzi sottolinea come “essere garantisti funziona se lo si è innanzitutto con gli avversari. Se invece lo si è solo nei confronti degli amici, si è ipocriti”.
Lo stesso rilievo sulle tempistiche che viene mosso anche dal centrodestra, e in parte dal Guardasigilli Nordio. “Che però dovrebbero smettere di sollevare dubbi quando c’è qualcosa che riguarda un esponente della loro parte politica e poi non fare nulla sulla riforma della Giustizia – prosegue il leader di Italia Viva -. Ho molta stima per il ministro Nordio e per tanti amici di Forza Italia, ma il garantismo di questa destra fa ridere i polli. Sono bravi a fare dichiarazioni ma non fanno le riforme. E dopo due anni dico a Nordio: Carlo, fai un commento in meno e una legge in più”.
Secondo l’ex premier poi non ci deve essere un automatismo tra “l’avviso di garanzia, o la richiesta di arresto e le scelte del politico” sulle dimissioni.
Per ora l’attività amministrativa della Regione, assicurano dall’ente, prosegue senza soluzione di continuità con la reggenza pro tempore del vicepresidente leghista Alessandro Piana, numero due della Regione e assessore ligure all’Agricoltura, il cui nome era finito alcuni mesi fa – non da indagato – all’interno di un’altra inchiesta genovese legata a presunti festini con vip ed escort. Sarà Piana a ricoprire fino a diversa decisione l’incarico, come previsto in caso di impedimento temporaneo, mentre Toti risulta sospeso dalla carica, per effetto della legge Severino.
L’arresto di Toti arriva in pieno secondo mandato, mentre il dibattito degli ultimi mesi lanciato dallo stesso governatore spostava l’asticella verso lo sblocco al limite dei rinnovi per i presidenti di Regione italiani (un’ipotesi che aveva creato malumori anche all’interno dei partiti di maggioranza), ora in Liguria lo scenario cambia all’improvviso. Anche se le dimissioni sono un’ipotesi lontana e incerta, e lo stesso Piana ha ribadito che “non c’è sentore che si vada a elezioni anticipate”, va considerato che anche la maggioranza potrebbe spingere in tal senso. Oltre alle opposizioni, anche Fratelli d’Italia potrebbe uscirne rafforzato puntando su un suo candiato. Secondo gli osservatori, infatti, il partito della Meloni avrebbe già un nome, quello di Massimo Nicolò, medico ed ex sindaco di Genova. Se l’opzione dimissioni non fosse presa in considerazione, le opposizioni dovrebbero presentare una mozione di sfiducia e, in tal caso, non è da escludere che qualcuno nella maggioranza di centrodestra possa votare a favore. Se la mozione passasse, Toti verrebbe deposto e decaderebbe tutto il Consiglio regionale. E si andrebbe a voto anticipato.