Il leader della Lega Matteo Salvini durante la manifestazione contro lo ius soli in Piazza Santissimi Apostoli, 10 dicembre 2017. ANSA/ANGELO CARCONI

Tra lo scontento dell’ala ‘leghista-forzista’ Salvini intensifica il dialogo con Di Maio

‘Ho parlato oggi pomeriggio, per pochi minuti, con Luigi di Maio. Con lui ci siamo confrontati sulla questione delle presidenze delle Camere in vista del voto di venerdì prossimo. Non abbiamo parlato di nomi né di ruoli. Per quanto mi riguarda sarò contento, come centrodestra, di sentire lui e gli altri esponenti politici nei prossimi giorni con l’unico obiettivo di giungere quanto prima a rendere operativo il Parlamento con la designazione delle rispettive presidenze’, dice il segretario della Lega Matteo Salvini.

‘Ho sentito telefonicamente i principali esponenti di tutti i futuri gruppi parlamentari per un confronto utile all’individuazione dei Presidenti delle Camere che dovranno essere votati a partire da venerdì prossimo. È il primo passo necessario per far partire questa legislatura e voglio che tutto avvenga nella massima trasparenza soprattutto nei confronti dei cittadini che attendono un Parlamento capace di dare risposte ai problemi reali del Paese’,  così Luigi Di Maio sul blog delle Stelle dove dice di aver sentito prima Maurizio Martina, Renato Brunetta, Giorgia Meloni, Pietro Grasso e poi anche Matteo Salvini.

Ho  sentito Matteo Salvini:  ‘Con lui, pur non affrontando la questione nomi e ruoli, abbiamo convenuto sulla necessità di far partire il Parlamento quanto prima. Questi confronti avvengono nel solo ed esclusivo interesse degli italiani, perché servono a individuare le personalità che possano ricoprire al meglio un ruolo fondamentale per il funzionamento di un Parlamento che sia al servizio dei cittadini’, dice   Di Maio.

‘Oggi di Maio mi chiama: io sono disponibile a dialogare con tutti ma sia chiaro che la presidenza della Camera a un esponente 5 stelle non è un atto dovuto’,   afferma la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, dopo aver firmato, in un gazebo all’Eur, alcune proposte di iniziativa popolare sui temi del Def: ‘Le camere sono sempre andate a chi ha vinto le elezioni. Noi del centrodestra  abbiamo in numeri per eleggere il presidente del Senato. Non è mai successo che una Camera sia andata a chi arriva secondo alle elezioni’.

Venerdì 23,  prima convocazione delle Camere  ma l’unico schema di accordo di cui tutti parlano, la presidenza della Camera al M5S, quella del Senato al centrodestra,  è un dato acquisito solo per i grillini. Tutti gli altri partiti, Lega in testa, stanno a guardare. E così il leader del M5S, Luigi Di Maio, ha ripreso l’iniziativa delle consultazioni ‘con tutti’, ponendo però una condizione: ‘Inaccettabili candidati condannati o sotto processo…’. Questa preclusione  viene letta come un attacco ad alcuni profili proposti dal centrodestra tanto che, ora, nella partita per i presidenti, potrebbe rientrare in gioco un candidato di garanzia gradito anche dal Pd: un nome a sorpresa che aiuterebbe ad allentare l’isolamento in cui si è confinato il partito del Nazareno. Matteo Salvini, che tratta per la coalizione, non ha detto a Luigi Di Maio ‘né sì né no sulla presidenza della Camera, ma tutti poi hanno interpretato il suo come un sì’, fanno notare parlamentari vicini al segretario della Lega.

Di fronte a questo intensificarsi dei colloqui tra Salvini e Di Maio, anche nella Lega, l’ala più vicina a Forza Italia comincia a storcere il naso. ‘Se ci fosse la rottura dell’alleanza di centrodestra, qualche conseguenza sul governo delle regioni ci sarebbe’,   fa notare l’ex governatore lombardo Maroni, ‘è una questione di coerenza politica. Penso sia una cosa utile da evitare’,  ragiona l’esponente leghista nel corso di un’intervista a ‘In mezz’ora in più’, facendo riferimento a Lombardia, Liguria e Veneto. Sulla regione governata da Luca Zaia, Maroni commenta: ‘È una questione di coerenza perché io non posso governare con una forza politica che a Roma è invece all’opposizione’. Quanto alla Liguria, ci sarebbero problemi perché Giovanni Toti «ha una maggioranza risicatissima. La vedo dura».


Maroni, che appartiene all’ala leghista più vicina a Forza Italia e al suo leader Silvio Berlusconi e quindi anche più distante dai Cinque stelle, si dice più favorevole all’ipotesi di un governo di larghe intese: ‘Con le larghe intese il centrodestra si salverebbe e si potrebbe andare a votare assieme alle europee: rispetto al Rosatellum meglio il Porcellum’. Il consiglio a Salvini è quello di ‘saper aspettare’: ‘Gli auguro di diventare il leader di centrodestra, di diventare premier, ma  mi auguro che il centrodestra, un patrimonio che abbiamo creato con Bossi, non venga distrutto. Salvini aspetti i tempi giusti’. E ancora: ‘Salvini ha avuto una grande vittoria elettorale, adesso la trasformi in vittoria politica. Non sia una vittoria di Pirro, dialoghi con tutto il centrodestra. Se così farà  senza spaccare la coalizione, vedo anche la possibilità di erodere M5S’.

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