PRIMA PARTE
Nell’ambito del contenitore culturale serale ‘I Dessert delle Muse’, promosso dal Comitato 10 Febbraio e dalla Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, ieri ha preso vita una serata dedicata alla presentazione dell’Associazione ‘FuturCrali’, attraverso il dialogo im-possibile tra il grande aeropittore di origini dalmate Tullio Crali e il celebre artista contemporaneo pop-surrealista Elio Varuna La moderazione e l’inquadramento storico-artistico della serata sono stati affidati a Carla Isabella Elena Cace (storica dell’arte e giornalista).
Un confronto pienamente futurista, scrive la Cace, assolutamente in linea con la sensibilità del Crali e la sperimentazione del Varuna.
Ha presentato la serata Giuseppe Parlato (Presidente Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice) che ha sottolineato l’inusualità della serata visto che abitualmente gli incontri con soci e pubblico avvengono per la presentazione di libri. Con un passaggio veloce si è soffermato sull’aeropittura di Crali evidenziando che all’epoca veniva considerata di stampo fascista, fatto salvo che poi era stata ‘adottata’ in rapidissima successione dai ‘comunisti’ internazionali, ovvero, i sovietici. A margine ricorda che a Crali va riconosciuta a pieno diritto ‘l’intestazione grafica’ molto utilizzata nei giorni nostri.
Prende poi la parola Emanuele Merlino (Vicepresidente Comitato 10 Febbraio, regista e autore) che si sofferma sulla figura artistica di Crali e della sua provenienza dal ‘fronte adriatico’ degli ‘esuli’ della Dalmazia, oggetto di continua e valente ricerca finalizzata alla riscoperta ‘dovuta’ di una memoria storica ingiustamente rimossa. Fa presente che Elio Varuna non rientra personalmente in questa ‘memoria storica’ ma rientra comunque, per linee diverse, nella valenza del percorso artistico collegato a Crali.
Prendono posto ai due fianchi della Cace, Elio Varuna (artista, ricercatore di antiche culture, viaggiatore spirituale) e Anna Bartolozzi Crali (Presidente Associazione Tullio Crali) La Crali prende la parola per celebrare la nascita dell’Associazione ‘FuturCrali’ che il ‘Comitato’ sosterrà e con la quale collaborerà. Anna Crali si sofferma sull’importanza di questa iniziativa ringraziando Vidia Crali, nipote del pittore futurista, che la ha spronata a costituire l’Associazione.
La Crali si sofferma sulla figura di Crali, mentre sullo schermo compare l’autoritratto dell’artista, fin da quando iniziò a dipingere acquerelli con forme geometriche stilizzate, intersezioni e immagini astratte ispirate a Balla, Boccioni e Prampolini e firmati con lo pseudonimo di ‘Balzo Fiamma’.
Carla Cace interviene per ricordare che Crali a quindici anni, mentre era studente all’Istituto Tecnico, scoprì, sulle pagine del ‘Mattino illustrato’ di Napoli, il futurismo, movimento al quale rimase per sempre legato e che fu per lui, più che una vocazione artistica, una vera e propria scelta di vita.
A partire dal 1928 si recò sempre più spesso al campo d’aviazione di Merna, dove iniziò a copiare gli aeroplani e da dove decollò per il suo primo volo, effettuato su di un piccolo idrovolante diretto in Istria. Nel 1929, anno che sancì la nascita ufficiale dell’Aeropittura, Crali strinse contatti con Marinetti ed entrò nel Movimento Futurista. Conobbe Sofronio Pocarini – fondatore, nel 1919, del Movimento Futurista Giuliano – che lo fece esporre alla ‘II Mostra Goriziana d’Arte’. Dipinse ‘Squadriglia aerea’ e ‘Duello aereo’.
‘Crali si può considerare il più grande pittore del momento, la sua serietà nel lavoro è una virtù rara nei pittori di oggi, noi aeropoeti futuristi elogiamo la meravigliosa passione per le altezze e le velocità aeree, passione che costituisce la massima garanzia del trionfo di Crali’, così scrisse di lui Filippo Tommaso Marinetti, come ricordato dalla moderatrice.
Interviene Elio Varuna che si sofferma sul fatto che Crali sia stato autodidatta. Cosa parzialmente vera, come ricordano la Crali e la Cace, ricordando che l’aeropittore perfezionò attraverso lo studio il suo talento creativo fino ad insegnare in un liceo italiano e, successivamente, al Cairo dove insegnò presso la locale Scuola d’Arte italiana.
Per chiudere la presentazione degli artisti ritorno su Varuna dicendo che disegna da quando ‘sa tenere una matita in mano’, è affascinato dal simbolismo, dalle incisioni medievali e dalle immagini religiose. Ha firmato ‘Allucinazione Alchemica’, la sua prima collezione di dipinti ad olio. Nel 1999 la sua prima personale a Roma. Poi, nel 2000, vive un’esperienza spirituale in India, dove dipinge nel tempio del guru Satayanand Giri nella città sacra di Varanasi. Da quel momento i suoi lavori si caricano d’immagini bizzarre e ambienti stravaganti in cui i colori ultrapop occidentali si fondono ad un’aura mistica orientale. Una visione onirica globale che plasma un mondo surreale di paesaggi liquidi e cosmici, umidi e rarefatti, popolato da personaggi che oggi sono l’originale marchio di fabbrica dell’universo varuniano.
I ‘Tuty’ in particolare, sono esserini rossi che sempre appaiono nelle tele del pittore romano; Varuna si limita a rigenerarli ogni volta nelle sue composizioni, immergendoli in avventure e in posture sempre diverse, lasciando allo spettatore il compito di definirne l’essenza.
Quanto scritto è stato evidenziato in modo brillante e efficace da Carla Cace che, a suon di microfono, ha scambiato impressioni e considerazioni con l’artista contemporaneo.
Carla ha sottolineato all’inizio della presentazione che aveva conosciuto Elio Varuna da tre mesi e che la serata in corso
era una giusta e motivata occasione per ‘giocare’ con il tema proposto nel corso dello scorrere della serata.
Mi fermo qui visto che nei miei precedenti articoli ho già presentato i due artisti.
Quello che invece interessa è cogliere per quali potenti arcani la pittura del Varuna possa essere assimilata a quella del Crali.
L’aeropittura parte dall’alto e l’arte contemporanea, come è noto, parte dal ‘basso’. Il punto d’incontro lo si può trovare nella raffigurazione del reale, con tutti gli annessi e connessi, come il periodo storico e la necessità, anche interiore, di assistere de-vivo ad un cambiamento ‘tangibile’ della realtà.
L’arte contemporanea è realmente attenta sulle realtà contingenti alle quali offre artisticamente una visione. ‘Arte liquida’, viene chiamata, e vita liquida è quella nella quale galleggiamo in quanto l’ attualità sociale in cui viviamo si modifica prima che le nostre azioni si possano consolidare in abitudini e procedure.
Questo, è ovvio, produce disagio. Disagio che viene controllato attraverso la creazione e gli atti creativi collegati ad essa.
Se è quindi vero che ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e che ciò è in alto è come ciò che è in basso, si può assistere al compimento del miracolo che riesce a coagularli in una cosa unica.
Penso a questo mentre ascolto Carla parlare e la immagino, elegantemente vestita di nero, con una ‘Tavola di smeraldo’ poggiata sul petto, su cui elegantemente spicca per ‘profondità’ ed essenza…
Uno storico, o una storica, dell’arte studia l’evoluzione delle espressioni artistiche, la costituzione e le variazioni delle forme, degli stili e dei concetti trasmessi attraverso le opere d’arte. Il tutto adeguatamente contestualizzato, anche attraverso i movimenti artistici.
Tiene conto dei contesti, delle condizioni ambientali, dell’ambito di riferimento in cui un’opera è stata concepita e realizzata. Questo è un requisito fondamentale per condurre ad una buona analisi dei percorsi artistici.
Cogliere questo e trasferirlo agli altri fanno una reale differenza dando la misura reale dello storico, che si evidenzia nel relazionare i collegamenti fatti per intuizione, o per giusta ragione.
Elio Varuna cita Bosch, mentre Carla Cace fa riferimento a William Blake, artista fortemente significativo, fonte di ispirazione sia nell’ambito della poesia che delle arti visive. Collegandolo a Varuna la Cace lo ricorda in una frase storica: ‘Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all’uomo come in effetti è, infinito’.
Qui arriviamo a discorsi significativi ed illuminanti nel significato che Varuna dà alle sue stesse opere, come ‘Allucinazione Alchemica’, o ‘Solve et Coagula’ catalogo in cui si esprime l’interesse per l’Alchimia e le filosofie esoteriche orientali attraverso il mondo magico dei simboli rapportati alla strutture della società contemporanea.
Roberto Cristiano
continua…