Tra realismo e demagogia si cambia pelle come i camaleonti

Non c’é nessuna democrazia che non risenta di questa sorta di patologia e/o vizio. In Italia come accade spesso, tutto si manifesta con particolare forza. Questa sorta di metamorfosi tra realismo e demagogia comporta la consegna tra chi ha vinto le elezioni  e chi le ha perse. Il più delle volte chi vince va al governo e cambia rapidamente ‘pelle’. Fino al giorno prima si comportava da opposizione irresponsabile, con massicce dosi di demagogia e promesse irrealizzabili ai propri elettori. Una volta giunto al potere cancella rapidamente il passato, diventa realista e ‘responsabile’, conscio delle difficoltà e dei margini di manovra che pesano sull’azione di governo. Diversamente, chi perde fa il percorso al contrario. Non avendo più incombenze di governo fa quello che faceva fino a poco tempo prima il vincitore attuale delle elezioni. Il Pd è un esempio emblematico di quello che prima governava e la sua azione era improntata al realismo: ricordiamo il loro sbandierare l’agenda Draghi. Oggi finito all’opposizione ha ripudiato tutto e le sue critiche alla legge finanziaria attenta ai conti pubblici, sono di tutt’altro tenore, anzi hanno creato un coro insieme ai grillini. Al contrario, la Presidente del Consiglio, la strenua oppositrice di tutti i governi degli ultimi 10 anni, quindi anche quello di Mario Draghi ne ha seguito praticamente le linee guida, per non parlare della luna di miele con la Commissione europea. Quindi quello che servirebbe per una sana democrazia è un governo realista e un’opposizione responsabile che sia in grado di formulare proposte concrete e realizzabili, ovviamente diverse da quelle del governo. A questi vizi che affliggono la democrazia se ne aggiunge un altro che colpisce soprattutto i governi che è quello del breve periodo. Infatti l’orizzonte dei governi non va mai al di là delle elezioni, c’è una cronica e latente mancanza di visione e questo alla lunga finisce per schiacciare la democrazia. In Italia le elezioni si susseguono a ritmo frenetico e questo finisce per incidere negativamente sull’azione di governo, perché i partiti che lo sostengono spingono per azioni rapide che possono far presa sui propri elettori. Come ovviare a tutto ciò? Occorrerebbe un’amministrazione pubblica efficiente, non a soldo di questa o quella forza politica, che possa operare in autonomia. In Italia. poi, vige una regola non scritta che è quella che i governi non durano l’intera legislatura. Questo comporta che se il governo non è retto da una maggioranza solida in grado di arrivare alla scadenza naturale della legislatura, contagia negativamente l’opposizione nel senso che questa si sente disincentivata a mettere in campo una credibile alternativa di governo e la perseveranza che occorre per convincere gli elettori sulla serietà dei propri intenti. Tutti ci chiediamo il perché non siano state varate riforme istituzionali atte a cancellare questi vizi che affliggono la nostra democrazia: la risposta nessuno è in grado di darla. Tutti ricordiamo i tanti tentativi di commissioni bicamerali andati a vuoto, le tante riforme elettorali, referendum elettorali e costituzionali. Oggi rispunta fuori l’ipotesi di una riforma in senso presidenzialista, proposta proprio dall’attuale Premier durante la campagna elettorale dello scorso settembre. Ma il succo è sempre lo stesso: in Italia la commedia è più forte dell’amor di Patria.

Andrea Viscardi

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