Traffico di droni su Roma: paura Isis

Tra gabbiani e piccioni che svolazzano sul centro di Roma ora spuntano anche tanti droni ‘abusivi’. Solo ad ottobre sono già 6 i casi di veivoli bloccati dalla Forze dell’ordine, l’ultimo ieri a pochi metri dalla scalinata dell’Altare della Patria, mentre sorvolavano i monumenti affollati di turisti. Da piazza Venezia, al Colosseo, da piazza S.Pietro al Pantheon. Spesso sono guidati da stranieri che, indifferenti alle attuali normative italiane in materia, usano questi droni in assoluta libertà. Senza sapere che si sono ‘no fly zone’ sulla Capitale. Dispositivi che possono essere di dimensioni molto ridotte ma assai tecnologici, utilizzati per girare filmini o scattare foto dall’alto per portarsi a casa l’indimenticabile soggiorno nella città eterna.

Ma se tra questi turisti-piloti si nascondesse anche un terrorista dell’Isis? Sarebbe un problema molto serio, perché anche il sedicente stato islamico sta sperimentando questo tipo di velivoli o Apr (ovvero Aeromobile a pilotaggio remoto) di ultima generazione per attacchi terroristici: droni esplosivi.

Solo a giugno il rapporto dell’Europol metteva in guardia sul rischio che i droni armati in uso oggi in zone di crisi in Iraq e Siria, possa ispirare altri, arrivando anche in Europa. L’allarme sul rischio che innocui droni per girare filmati amatoriali possano finire nelle mani sbagliate era arrivato anche dall’Fbi. In una relazione al Congresso, il direttore del Federal Bureau of Investigation sottolineava che le organizzazioni terroristiche sono interessate a usare i droni. Abbiamo visto che all’estero questo accade già con frequenza crescente, e l’aspettativa è che arrivi anche qui a breve.

Il Governo italiano non ha preso sottogamba la questione. A gennaio il Comitato di analisi strategica antiterrorismo di cui fanno parte i vertici operativi delle Forze di polizia e dei servizi segreti, ha valutato la segnalazione del Mossad (il servizio segreto israeliano) sulla possibilità che alcuni droni possano essere armati per renderli letali in un luogo pubblico.

 Il boom di droni registrato negli ultimi anni, ormai su mercato ci sono modelli per tutte le esigenze e tasche, ha costretto le autorità a porre dei limiti e introdurre nuove norme. L’Apr, il drone, è un mezzo aereo a pilotaggio remoto senza persone a bordo non utilizzato per fini ricreativi e sportivi. La normativa comprende anche il Sapr, il Sistema aeromobile a pilotaggio remoto: il dispositivo, il radiocomando e tutti i vari accessori. Se si utilizza un drone per scopi professionali si dovrebbe parlare di Sapr, se invece il drone è usato per gioco o hobby allora si rientra nella categoria degli aeromodelli. Questi ultimi non necessitano di attestati o corsi, mentre i primi sì.

Una volta individuato il drone e il pilota, le Forze dell’ordine fanno atterrare il veivolo e dopo gli accertamenti scatta la denuncia per violazione dell’articolo 1102 del Codice della navigazione, violazione del divieto di sorvolo e procurato allarme. Con il sequestro del drone e del relativo radiocomando. A febbraio la Prefettura di Roma informava che alla crescente diffusione dell’uso dei droni per finalità sportive e di documentazione non corrisponde un’adeguata conoscenza della normativa in materia. Ciò vale soprattutto per i piccoli robot volanti sotto i 25 chili – evidenziata il documento – non soggetti ad alcuna regolamentazione ma tenuti a rispettare i divieti di sorvolo come qualsiasi altro velivolo.

Nei cieli di Roma ci sono ‘no fly zone’. Sul Vaticano e in alcune zone del centro dove ci sono sedi istituzionali di un certo rilievo. Un quadrilatero che comprende un’area delimitata all’incirca dalla stazione Termini, il Circo Massimo, Castel S.Angelo e piazza S.Giovanni. Chiunque infrange tale divieto,  riporta il sito dell’Enac,  è soggetto a quanto previsto dal Codice della navigazione (art. 1102) – Navigazione in zone vietate: fuori dei casi previsti nell’articolo 260 del codice penale, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a 516 euro.

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