E’ stato ritrovato il corpo di uno dei due dispersi. Si tratta dell’ottava vittima della sciagura di Genova. E’ il maresciallo Francesco Cetrola, 38 anni, di Salerno. Il cadavere è stato rinvenuto venerdì in serata, quando i sommozzatori lo hanno individuato. I vigili del fuoco hanno riferito che i sommozzatori hanno localizzato sotto le macerie del molo Giano. Continuano ininterrottamente i lavori per cercare il sergente Gianni Jacoviello, l’ultimo disperso. Intanto vanno avanti a ritmo serrato, le indagini da parte della Procura ligure e l’armatore accusa i rimorchiatori: “Dovevano tenere la nave”.
Dalle ultime notizie, giunte dagli inquirenti che stanno indagando sulla tragedia di Genova, è emerso che l’ipotesi su cui si stanno concentrando gli accertamenti della Procura sono relativi all’avaria, o meglio al blocco, della valvola di avviamento. Il problema avrebbe interessato l’impianto che consente l’inversione della rotazione dei motori. Si sta cercando anche di chiarire quanto sia durato il guasto.
Dopo la sciagura di Genova gli inquirenti continua a cercare informazioni utili per fare luce sulla vicenda che ha causato 7 morti e 4 feriti gravi, oltre a due dispersi. Un dato comunque è certo: quella notte la nave non rispondeva ai comandi. Quindi la causa potrebbe essere ricercata in un problema di comunicazione della sala macchine con la plancia, al punto che il comandante avrebbe deciso di adottare un sistema di dialogo alternativo. Per fare chiarezza anche sull’ipotesi di blackout, emersa nel corso degli interrogatori dei membri dell’equipaggio della portacontainer, la Procura di Genova ha disposto degli accertamenti tecnici sul funzionamento del motore e sulla strumentazione di bordo. “Bisogna effettivamente capire l’incidenza di questi aspetti sulla sciagura”, ha dichiarato il procuratore capo Michele Di Lecce. Intanto si stanno facendo accertamenti sulla scatola nera. Fino a questo momento, da tutte le informazioni raccolte e dalle testimonianze l’ipotesi più accreditata resta quella del blocco dei comandi di plancia, dove a dirigere le manovre era Roberto Paoloni, assistito dal pilota, della Capitaneria di porto Antonio Anfossi, entrambi indagati per omicidio colposo plurimo, reato che potrebbe estendersi all’attentato alla sicurezza dei trasporti. “L’avanti non prende, la macchina non prende”, queste le parole di Anfossi quando la nave si trovava ormai a una settantina di metri dal molo Giano, dove poco dopo si è schiantata. “Mi aspettavo un colpo di macchina in avanti che non c’è stato e allora ho tirato a tutta per tentare di spostare la nave”, ha raccontato ieri Marco Ghiglino, il comandante del rimorchiatore di poppa della Jolly Nero. “Poi ho visto venir giù tutto e una nuvola di polvere”.