I tre murales ridanno vita alle comunità locali
Cento giovani sardi hanno esplorato la regione e visitato circa 400 luoghi simbolo del territorio, scegliendo i primi tre da rappresentare nel museo a cielo aperto della Sardegna che, grazie al contributo di artisti locali e stranieri, sta diventando sempre di più la terra dei murales. La “caccia al tesoro” nascosto e di rara bellezza si è conclusa con l’identificazione di tre luoghi: il Canyon di Gorropu, nel Supramonte, tra i comuni di Orgosolo e Urzulei; Capo Pecora, un promontorio incantevole lungo la Costa Verde; e al Parco di Porto Conte, la riserva naturale della Riviera del Corallo situata nella Sardegna nord-occidentale a nord di Alghero. Questi saranno i tre “simboli” della Sardegna, protagonisti dei murales del progetto “Il Nostro Orgoglio”. Gli artisti, che fanno parte del progetto “100 muri, 100 murales”, promosso dall’Associazione di Promozione Sociale Farmacia Politica, sono i muralisti Silvia Maxia che firmerà il primo murale di Garropu a Mamoiada, Mauro Patta per Capo Pecora, nel territorio di Arbus, e Daniele Pillitu per il Parco di Porto Conte, ad Alghero.
Il murale del Canyon di Garropu a Mamoiada
Le pareti bianche di Mamoiada, il paese del Mamuthones, a nord del Gennargentu, si colorano di bellezza e di simboli, in una sorta di folklore magico. La mappa dei murales in Sardegna si arricchisce di nuove mete da visitare, si aggiunge un’altra tappa proprio qui, dove Silvia Maxia, maestra d’arte originaria di Ardauli, diplomata in Storia dell’Arte all’Università di Cagliari, che da dieci anni realizza murales pubblici e privati tra Oristanese e Nuorese, ha realizzato il grande murale su Gorropu, il canyon più grande e selvaggio d’Europa. I colori intensi e vitaminici dipingono questo luogo che sembra uscito da un film. Impervio, vertiginoso, primordiale. Vengono raffigurate le gole di Gorropu tra i campanacci tipici delle maschere dei mamuthones e una ghirlanda di aquilegia nuragica, il fiore selvaggio che cresce sulle pareti del canyon. “Di fronte a un luogo come Gorropu ci si sente piccoli e ho provato questa sensazione quando ho iniziato a lavorare al murale, che mi ha fatto sentire come di fronte a un gigante da dover scalare – ha detto Silvia Maxia, parlando del suo lavoro – è stata una sfida, ma anche un’esperienza preziosa. Ringrazio Ichnusa per avermi permesso di partecipare. Queste iniziative sono una luce in fondo al tunnel, dopo il periodo difficile che abbiamo passato”.