‘Il governo deve andare avanti’, scrivono in una nota congiunta Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Un’ora di colloquio per dirsi che l’esecutivo può e deve andare avanti.
Sarà il premier Giuseppe Conte, in un vertice a tre che potrebbe tenersi lunedì, a dire se i suoi vice lo convincono. Sullo sfondo resta la grande preoccupazione per la prossima legge di bilancio. E’ quello l’orizzonte che catalizza le attenzioni anche nel governo perché da lì, come avverte Moody’s, passa non solo la procedura d’infrazione Ue ma anche la credibilità dell’Italia agli occhi dei mercati.
Salvini in mattinata ne parla con i responsabili economici della Lega, in una lunga riunione al Viminale: è Conte ad avere il mandato a trattare in Europa per scongiurare la manovra bis ma il ministro dell’Interno vuole esser della partita. Dalle scelte economiche dipendono le scelte politiche e la vita stessa del governo. E le visioni collidono: Conte vuol rispettare le regole, Salvini spinge per sforare. Il leader leghista e Di Maio ne parlano nel colloquio, negato fino all’ultimo, che hanno nel primo pomeriggio a Palazzo Chigi.
I vicepremier proclamano di volere un “dialogo costruttivo in Europa nell’interesse degli italiani”. A Bruxelles andranno a trattare “i politici, non i tecnici”, sottolinea Di Maio. Con Salvini aggiunge che i dati economici sono migliori di quanto stimato. “La strada è giusta” e in cima alle “priorità” c’è l’abbassamento delle tasse con “misure straordinarie”, dicono. Salvini incassa di poter iscrivere al primo punto all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri il decreto sicurezza bis, su cui resterebbero perplessità tra i suoi alleati.
La riunione slitta a martedì pomeriggio, su richiesta del premier. La scelta è prima indicare la road map politica nel vertice a tre, che si potrebbe tenere lunedì sera, dopo i ballottaggi e dopo che in mattinata Salvini avrà riunito in via Bellerio lo stato maggiore della Lega. Tra i leghisti è fortissima la pressione per rompere e andare all’incasso. Ma Salvini non vuol assumersi la responsabilità di far saltare il governo senza un serio casus belli. E qui si torna al tema della flat tax. Ma sui conti pubblici lo scenario è tanto fosco che tornano a rincorrersi suggestioni di governi tecnici per firmare la manovra. Quanto al dossier nomine, Di Maio ribadisce a Salvini che spetterà a lui indicare il nome del futuro commissario europeo: va bene Giancarlo Giorgetti o chi la Lega indicherà. Nel governo la scelta del nuovo ministro per gli Affari Ue, sempre di area leghista, potrebbe poi aprire la strada a un “riequilibrio” che vedrebbe in pole position per la sostituzione Giulia Grillo e Danilo Toninelli (sarebbe invece blindata Elisabetta Trenta). Potrebbe anche aprirsi un balletto di sottosegretari, ma non è tema di oggi. In casa leghista notano però con piacere che nessun M5s abbia attaccato Massimo Garavaglia, dopo l’indagine aperta a suo carico dalla Corte dei Conti.
Da parte del vice grillino si tratta di una sorta di resa incondizionata all’alleato che mette in un angolo velleità di elezioni anticipate a settembre, in cambio di una fitta agenda di temi made in Lega. Si comincia martedì, quando in consiglio dei ministri arriverà il secondo decreto sicurezza, e si prosegue su Tav e Autonomie. Il primo argomento consegue anche l’obiettivo di liberare il ministero di Porta Pia. Con Toninelli, in uscita, anche la collega alla Sanità Grillo. Di rimpasto ieri i due negavano di aver parlato, ma per la Lega il passaggio è scontato e potrebbe avvenire già la prossima settimana.
Raddrizzata la barra, a Conte e Tria spetta ora il non facile compito di convincere la Commissione che, tra risparmi e minor spese, l’Italia è in grado di rispettare i parametri senza dover metter mano ad una manovra correttiva.