Una detenuta appicca il fuoco in cella e quattro poliziotte finiscono in ospedale. I fatti sono accaduti ieri nella Casa circondariale di Trento. “Verso le ore 15.30, dopo la chiusura delle celle, alcune detenute hanno messo in atto una rumorosa e violenta protesta”. Lo racconta Massimiliano Rosa, segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. E spiega che le detenute hanno cominciato a sbattere sui cancelli delle celle pentole e piatti manifestando la loro contrarietà alla nuova compagine politica salita al Governo.
Una detenuta maghrebina dà fuoco alla cella
Il personale di Polizia Penitenziaria è immediatamente intervenuto per sedare la protesta. “Dopo pochi minuti – continua Rosa -, è scattato l’allarme antincendio da una cella dalla quale usciva una vistosa nube di fumo”. Il personale di Polizia lì ha trovato una detenuta, di origini maghrebine, “in escandescenza. Che ha appiccato un incendio all’interno della sua cella e con una bomboletta di gas in mano minacciava il personale”. Le fiamme sono state immediatamente sedate mentre tutte le altre detenute della sezione messe in sicurezza contro il rischio di intossicazione da fumi.
Quattro poliziotte intossicate finite in ospedale
La detenuta autrice dell’incendio, dopo aver ricevuto le prime cure, è stata trasferita all’ospedale cittadino. Il bilancio del “grave episodio”, riferisce infine Rosa, “è di quattro poliziotte penitenziarie intossicate dal fumo”. Che sono finite in ospedale.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime “vicinanza e solidarietà” alle colleghe di Trento e rivolgendosi direttamente alla premier in pectore Giorgia Meloni, sottolinea: “Al nuovo Ministro della Giustizia che verrà (e, immagino, al nuovo Capo del Dipartimento, com’è nella logica dello spoil system) chiedo di avere quel coraggio che non hanno avuto i loro predecessori nel modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane. Non si può continuare così: la tensione che si vive nelle carceri è costante e lo sanno bene gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti. Servono con urgenza provvedimenti. E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere”.