Venerdì di sangue a Tripoli. 50 persone sono morte e 500 sono rimaste ferite in duplice attentato dinamitardo nei pressi di due moschee sunnite dopo la preghiera del venerdì. Il bilancio delle vittime, come riferisce ministro della Sanità, Ali Hassan Khalil, non è ancora definitivo. Una prima esplosione si è avuta nei pressi della moschea di Taqwa, vicino alla casa del primo ministro uscente Najib Mikati. L’ordigno è scoppiato all’uscita dei fedeli. Non è escluso che l’obiettivo dell’attentato era Salem Rafei, un religioso salafita in contrasto con il gruppo militante libanese di Hezbollah che abitualmente frequenta questo luogo di preghiera. La seconda esplosione è stata registrata solo cinque minuti dopo la prima ed ha colpito la zona del porto, vicino alla moschea di Salam e non lontano dalla casa dell’ex capo della polizia Ashraf Rifi.
“La mano criminale una volta ancora ha colpito Tripoli” con l’obiettivo di “fomentare il conflitto” in Libano. “Ma Tripoli e la sua gente dimostreranno di nuovo che sono più forti della cospirazione e non permetteranno che il conflitto mini la loro fede in Dio e nella Nazione”. E’ quanto dichiara il primo ministro libanese ad interim, Najib Miqati, commentando a caldo la notizia delle esplosioni avvenute nei pressi di due moschee a Tripoli, nel nord del Libano.