Troppi antibiotici ai bambini possono creare danni irreversibili

Lo scopo degli antibiotici  è quello di distruggere i batteri nocivi. Ma gli antibiotici  attaccano anche la flora batterica intestinale,  preziosa alleata del sistema immunitario. Per più di due anni i ricercatori hanno osservato il sistema immunitario degli animali scoprendo che le difese dipendono da un flusso di segnali molecolari scatenati nell’organismo come reazione alla presenza di batteri intestinali. Questi segnali invitano i polmoni a costruire le cellule immunitarie, indicandogli nei dettagli il numero da produrre e il momento giusto per distribuirle. Più specificatamente: la presenza di batteri ‘buoni’ o simbionti, stimola la produzione delle cellule linfoidi innate del gruppo 3,  che a loro volta producono la proteina interluchina 22 responsabile di attivare la risposta immunitaria. Per più di due anni i ricercatori hanno osservato il sistema immunitario degli animali scoprendo che le difese dipendono da un flusso di segnali molecolari scatenati nell’organismo come reazione alla presenza di batteri intestinali.  Il vero problema, poi, nasce con la somministrazione degli antibiotici per i bambini, che vengono usati per febbre, tosse, raffreddore, bronchite o diarrea o altre infezioni virali: nell’80% dei casi sono causati da virus e contro i virus gli antibiotici non servono. Anzi sono un danno alla salute dei bambini. La metà dei bambini italiani (il 52%) assume almeno un antibiotico all’anno, contro il 14% dei bambini inglesi.  La maglia nera tra le regioni italiane va alla Puglia, con il 69% dei bambini che assume antibiotici almeno una volta all’anno. Quasi sempre i motivi della somministrazione sono rappresentati da malattie dell’apparato respiratorio, quindi faringiti, bronchiti, febbre e a volte anche semplici raffreddori. In Italia, forse per preoccupazione dei genitori, vengono somministrati antibiotici anche  per curare un un’infezione di origine virale. I virus, in molti casi,   devono sfogarsi per  contribuire a creare gli anticorpi nel bambino. Spesso quindi viene utilizzato un gran numero di antibiotici che quasi mai invece sono indicati. La faringite, per esempio, è frequentemente dovuta a virus, in particolare nei primi tre anni di vita, e contro i virus gli antibiotici non hanno efficacia. Se gli antibiotici eliminano i batteri dell’intestino nei neonati, la catena virtuosa si interrompe all’origine e le difese non vengono costruite. I danni possono essere permanenti, visto che all’età di un anno il sistema immunitario è completato e le eventuali lacune diventano irreversibili.  È un effetto collaterale che, nel caso dei neonati, può avere conseguenze gravi sui polmoni. A sostenerlo è uno studio pubblicato su ‘Science Translational Medicine’ che ha studiato l’effetto degli antibiotici sui topi: dopo un breve utilizzo, gli animali erano più esposti al rischio di ammalarsi di polmonite e di morire per l’infezione e, per un uso più prolungato,  portava a danni permanenti del sistema immunitario. Tutto ciò può spiegare come mai alcune persone senza alcun fattore di rischio genetico sviluppino l’asma o altre malattie respiratorie nell’arco della vita. I risultati non possono venire trascurati. Spesso sono i pediatri che vogliono somministrare da subito l’antibiotico. In questi casi è necessario  porsi in un rapporto critico nei confronti del medico, anche quello verso il quale si nutre la più completa fiducia. E’ necessario che il genitore si informi correttamente prima sul ruolo dell’antibiotico e sul tipo di infezione che ha contratto il bambino. Se si tratta di febbre, mal di gola, tosse o diarrea o altre infezioni virali, queste possono essere curate anche senza antibiotici. Infatti le varie famiglie di antibiotici non sono efficaci contro infezioni di natura virale come il raffreddore o l’influenza;  in questo caso è del tutto inutile, oltre che potenzialmente dannoso, somministrare al bambino un antibiotico in caso di febbre perché essa potrebbe essere causata da un virus contro cui il farmaco non ha alcun effetto. L’80% delle infezioni ha origine virale, l’antibiotico non serve. Per i ricercatori è arrivato il momento di modificare l’attuale prassi medica che prevede la prescrizione di antibiotici alle partorienti già prima del taglio cesareo. I farmaci vengono spesso prescritti come precauzione per le infezioni da streptococco del gruppo B, senza però valutare il rapporto tra rischi e benefici.

Moreno Manzi

 

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