Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo inviatoci da James Hansen:
Secondo un punto di vista del tutto rispettabile, sebbene poco comune, l’Impero Romano resistette fino al 1922. L’usanza—e la preferenza—occidentale è invece quella di supporre che sia scomparso con la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi Ottomani nel 1453. La lettura di
questi eventi varia fortemente tra Est e Ovest. La storiografia occidentale per tradizione ha scelto di presumere che, con la cattura della città capitale da mille anni dell’Impero d’Oriente—Costantinopoli per l’appunto—il vecchio Impero una volta governato da Roma sia in qualche modo “decaduto”.
I Turchi invece ritennero di avere conquistato, con il trono bizantino, l’Impero stesso. Procedettero a inglobarlo tra gli altri loro territori che diventarono pertanto “parti dell’Impero”: tant’è che il Sultano Maometto II, “Il Conquistatore”, prese tra i suoi titoli anche quello di Kayser-i Rum, il “Cesare dei romani”—ovviamente non i romani “de Roma”, ma i soggetti dell’Impero Romano d’Oriente, perlopiù di lingua greca. Per i Turchi quelle
“desolate langhe” che costituivano l’Impero d’Occidente appartenevano invece ai “farang”— ai “franchi”—e, spezzettate com’erano tra tante tribù barbare, contavano poco. L’Europa occidentale era praticamente uno scarto della storia, mentre il possesso del “vero” Impero faceva del Sultano anche “l’Imperatore”—più o meno del mondo conosciuto.
La visione non era senza riflessi pratici. Per la maggior parte della sua storia la Sublime Porta—la cancelleria ottomana—non destinava ambasciatori alle corti estere, li riceveva, punto. Il Sultano
vincitore dei “romani” non ammetteva il bisogno di chiedere favori diplomatici—comandava e basta. Il possesso dell’Impero comportava anche un presunto diritto di “recupero” dei territori imperiali persi,
come i Balcani ed eventualmente anche l’Italia—dopo il fallimentare esperimento di Otranto del 1480, quando, per un disguido, un esercito ottomano diretto a Brindisi invase invece la città salentina.
La pretesa ottomana che il loro dominio fosse la continuazione dell’Impero Romano non era tanto una forzatura dal momento che era la più importante potenza bellica dell’epoca. Il “diritto” derivante dalla
conquista—e dall’effettivo possesso—valeva certamente più di altri curiosi congegni legali del periodo, come la “Donazione di Costantino”, che per secoli parve dare al Papa di Roma il controllo totale della
Chiesa cristiana fino a che, nel 16° secolo, si dimostrò che era un falso.
Che la sopravvivenza dell’Impero sotto gli Ottomani fosse realtà o finzione non è nemmeno ora una questione vana, anche perché continua a colorare la visione islamica dell’Occidente. Occorre tenere presente che “Stamboul”—l’ex Costantinopoli—fu a lungo la città dominante dell’Islam. E se l’obiezione degli occidentali alla custodia ottomana dell’Impero dipendesse dal fatto che erano degli infedeli, la Roma “storica” di Cesare, Tiberio e Augusto non era certamente cristiana…
Alla fine anche il dominio ottomano crollò, dopo una lunga senilità.
L’abolizione formale del sultanato venne decretata dalla Grande Assemblea Nazionale della Turchia il 1° novembre 1922. Il Sultano e Kayseri Rum fu dichiarato persona non grata dalle terre governate dalla dinastia ottomana fin dal 1299.