Donald Trump è giunto al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, affermando che i palestinesi devono tornare al tavolo dei negoziati con Israele se vogliono ricevere aiuti Usa.
E sulla mossa Usa per Gerusalemme è arrivato il commento dello stesso Nethanyahu: ‘Ho ribadito la mia volontà, e la volontà di Israele, di intraprendere uno sforzo per arrivare alla pace con i palestinesi, uno sforzo che è rafforzato da questa squadra’, alludendo all’amministrazione Usa, ‘molto competente. Gerusalemme è stata la capitale dalla nascita di Israele. Trump ha semplicemente riconosciuto la storia. Con qualunque accordo di pace, Gerusalemme resterà sempre la nostra capitale, le nostre istituzioni saranno lì’.
A Trump ha risposto Abu Mazen: ‘Se la questione di Gerusalemme è fuori dal tavolo, gli Usa resteranno fuori da quel tavolo’, ha detto Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente palestinese, che ha definito la dichiarazione di Trump inaccettabile: ‘I palestinesi sono pronti a impegnarsi in negoziati con un processo di pace basato su uno stato palestinese con Gerusalemme est capitale’. Per Rudeinah, Trump dovrebbe ritirare la mossa su Gerusalemme: la minaccia della politica di fame e sottomissione non funzionerà con il popolo palestinese.
Abu Mazen ha insultato il presidente americano ha detto l’ambasciatrice Usa all’Onu, Nikki Haley, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza sul Medio Oriente, sottolineando che al leader palestinese manca il coraggio e la volontà di cercare la pace. Gli Usa sono totalmente pronti alla pace, e rimangono impegnati alla soluzione dei due Stati tra Israele e Palestina se negoziata dalle parti. Ribadendo che gli Stati Uniti non hanno fatto niente per alterare la questione sullo status finale.
Alla fine, l’invito ufficiale a Trump non è mai stato ritirato. Avviata verso la Brexit, Londra vede in un accordo commerciale da partner privilegiato di Washington una garanzia di sbocco per i suoi scambi futuri. Washington, a sua volta, sa che una Londra legata agli Usa commercialmente finirebbe con l’esserlo più facilmente anche politicamente.
In sintesi, fuori dal coro europeo, Londra intona i suoi toni politici e commerciali verso Trump.
Cocis