Oltre 1500 persone nei giardini della Casa Bianca, sedute o in piedi una accanto all’altra. Si vedono poche mascherine sui volti, solo uno tra i membri del suo gabinetto la indossa: il segretario della sanità Alex Azar. La Casa Bianca come il palcoscenico di un teatro, gran pavese di bandiere e la scalinata da cui entrare in scena. In effetti l’ingresso di Donald Trump e Melania è totalmente scenografico, nulla a che vedere con la serata finale della convention democratica, che al confronto sembrava un’esperienza monastica.
Tre i contributi importanti della serata: Rudy Giuliani, ex sindaco di New York e attuale avvocato del presidente; la figlia Ivanka e ovviamente lui, the Donald. Giuliani non parla dalla Casa Bianca, è confinato come tutti gli altri al Mellon Auditorium a 500 metri di distanza. Il suo compito è di scaldare la platea (virtuale) e lo fa da par suo: attacca a testa bassa Biden, i democratici, i progressisti: colpa loro se il crimine aumenta anzi, le politiche dei sindaci democratici sono addirittura pro-crimine e “Joe Biden è un cavallo di troia della sinistra che attuerà politiche socialiste e anti Polizia”.
Rudy deve ammettere che non sempre le cose vanno lisce. L’omicidio di George Floyd, ucciso dalla polizia, è “imperdonabile” concede, ma il movimento black lives matter e quello antagonista antifa hanno trasformato le proteste razziali in rivolte brutali e violente: “Presidente, rendi la nostra nazione nuovamente sicura”, è la conclusione.
Microfono e telecamere passano ora a Ivanka. La figlia. Il palcoscenico si trasferisce alla Casa Bianca, in fondo una delle molte residenza di famiglia. Insieme al palcoscenico Ivanka si prende anche il pubblico. Lo aveva avuto ieri anche il candidato vicepresidente Mike Pence, ma qui è tutta un’altra storia e un altro effetto. Applausi scroscianti ad ogni pausa, pubblico che si alza in piedi ogni tanto, quello di Ivanka Tump è una sorta di “keynote speech”. Nella tradizione delle convention è il discorso che delinea la direzione politica affidato in genere ad una giovane speranza del partito. Molti presidenti hanno tenuto il ‘keynote speech’ per il loro predecessore. Per Ivanka è un investitura, senza alcun dubbio.
La vera star della serata e’ Ivanka, elegante, sicura di se’, con un discorso teso a umanizzare l’immagine di un tycoon dal carattere ruvido e istintivo: “Mio padre si batte per le famiglie, non per le elite. E’ lui che ha cambiato Washington, non viceversa. Lui e’ il difensore del buon senso, e’ il paladino della gente comune”, assicura Ivanka, mentre gli invitati scandiscono il coro ‘four more years’. Anche quando tra gli eroi americani cita David Crockett e Buffalo Bill.
E’ stata l’occasione di decantare le performance dell’economia a stelle e strisce degli ultimi tre anni e mezzo e in effetti per tre anni i numeri sembrano dare ragione a Trump figlia: disoccupazione ai minimi storici, crescita dell’economia vigorosa, borse che passano di record in record. Ma poi venne il coronavirus. Ivanka non si sofferma sul dato reso noto ieri: nel secondo trimestre il Pil americano ha fatto -31%, mai così male dal 1947… ma non è certo il momento. È il momento invece di introdurre il padre: “un guerriero alla Casa Bianca”.
“L’agenda di Joe Biden e’ ‘made in China’, la mia e’ ‘made in Usa’”. Donald Trump davanti a oltre un migliaio di persone riunite sul prato della Casa Bianca, senza rispetto del distanziamento sociale e senza mascherine, accetta ufficialmente la nomination repubblicana e attacca a testa bassa il rivale che lo sfidera’ nelle urne il prossimo 3 novembre. “Se Joe Biden sara’ eletto sara’ colui che distruggera’ la grandezza dell’America”, assicura il tycoon che sullo slogan ‘Make America Great Again’ ha costruito la sua fortuna politica.
Trump promette dieci milioni di posti di lavoro in dieci mesi, il taglio delle tasse e il ripristino dell’ordine e della legalita’ nelle citta’ travolte dalle proteste, oltre al vaccino anti-Covid entro la fine dell’anno. Ma il suo e’ un intervento prevalentemente mirato a colpire lo sfidante Biden, quasi in maniera ossessiva. “E’ il cavallo di Troia della sinistra estrema. Queste – ha spiegato – sono le elezioni piu’ importanti nella storia del nostro Paese: ci sono due visioni, due filosofie, dovete decidere tra il sogno americano e l’agenda socialista”. “Il vostro voto – ha insistito il tycoon – decidera’ se proteggiamo le leggi o se diamo carta bianca agli anarchici violenti, agli agitatori, ai criminali che minacciano i nostri cittadini”. Fuori dalla Casa Bianca decine di persone si sono radunate per protestare contro il presidente, mentre dentro la folla di invitati applaude ad ogni passaggio del tycoon e gli regala diverse ovazioni.
A questo punto Trump fa la prima, e unico, riferimento ai fatti di Kenosha. Il presidente non nomina mai Blake, l’afroamericano disarmato a cui un poliziotto ha sparato sette volte nella schiena o i due morti ammazzati da un ragazzino armato e spaventato. Tutto si riduce alle sommosse e alla violenza.
Mentre i sostenitori di Trump gridavano “four more years” e si scioglievano in ovazioni a ogni passaggio del discorso di Trump, all’esterno della Casa Bianca si sono radunate delle persone in una manifestazione di protesta contro il Presidente. Infuocata l’atmosfera nel Paese, con gli scontri che proseguono a Kenosha, nel Wisconsin, dopo il ferimento da parte della polizia del 29enne afroamericano Jacob Blake. Attesa nelle prossime ore anche a Washington una manifestazione organizzata dal movimento Black Lives Matter contro il razzismo e in ricordo del celebre discorso – “I have a dream” – dell’attivista e Premio Nobel per la Pace Martin Luther King del 28 agosto 1963.
Alla fine lo show della convention trumpiana si chiude con degli spettacolari fuochi d’artificio che illuminano a giorno il National Mall di Washington.