epa06300243 US President Donald J. Trump (R) speaks during a meeting on tax policy with business leaders, beside US Treasury Secretary Steven Mnuchin (L), in the Roosevelt Room at the White House in Washington, DC, USA, 31 October 2017. EPA/MICHAEL REYNOLDS

Trump attacca sul Russiagate, ho il potere di graziarmi

Donald Trump rilancia il suo attacco frontale al Russiagate definendo “totalmente incostituzionale” la nomina del procuratore speciale Robert Mueller e rivendicando il potere di concedersi la grazia, diventando di fatto un ‘untouchable’, un intoccabile. O pensando “di essere un re”, al di sopra della legge, come titola sarcastico in un editoriale il New York Times, uno dei principali media liberal che hanno criticato l’uscita del tycoon. “Come dichiarato da numerosi giuristi, ho l’assoluto diritto di graziarmi, ma perché dovrei farlo se non ho fatto nulla di male?”, ha twittato, evocando una controversa facoltà di garantirsi l’immunità, pur assicurando di non volerla usare. Una tesi che riecheggia le dichiarazioni fatte ieri dal suo avvocato di punta, Rudy Giuliani, secondo cui il tycoon ha “probabilmente” il potere di graziarsi ma “non ha intenzione di usarlo”, anche perché rischierebbe di portarlo ad un impeachment. Secondo Giuliani, Trump è essenzialmente immune dalle inchieste finché è in carica e “potrebbe persino aver sparato all’ex direttore dell’Fbi James Comey senza rischiare di essere incriminato”. L’unica strada per accusarlo, ha precisato, è l’impeachment. Ma il tycoon sa di avere dalla sua la maggioranza repubblicana al Congresso ed è impegnato fortemente nella campagna elettorale di mid-term proprio per non perderla. Il dibattito sui poteri costituzionali dell’inquilino della Casa Bianca si è acceso dopo che il Nyt ha pubblicato un memo inviato a Mueller lo scorso 22 gennaio dall’allora avvocato di Trump, John Dowd.

Nella lettera si sostiene che il presidente, in quanto ‘chief legal officer’, non può essere convocato da un giudice o venir incriminato. Né può essere colpevole di ostruzione della giustizia perché “se vuole, potrebbe mettere fine all’inchiesta o persino esercitare il suo potere di grazia”. Tutte circostanze su cui i giuristi si dividono, a partire dal potere del presidente di graziare se stesso, un’ipotesi senza precedenti respinta anche dai vertici del partito repubblicano. Nel caso del presidente Richard Nixon, il dipartimento di Giustizia argomentò che non poteva farlo, ma altri esperti ritengono che non sia precluso dalla Costituzione. In ogni caso Nixon si dimise proprio per evitare un sicuro impeachment per ostruzione della giustizia. C’è anche chi ricorda il caso del presidente Bill Clinton, costretto dalla Corte suprema a testimoniare nel caso Paula Jones. Molti invocano il principio costituzionale che il presidente “deve assicurare che le leggi siano eseguite fedelmente”. Se Trump si rifiutasse di farsi interrogare da Mueller, il procuratore speciale potrebbe citarlo davanti ad un gran giurì ma a questo punto il tycoon potrebbe opporsi e la sfida finirebbe alla Corte suprema. Col suo tweet il presidente potrebbe aver provato a testare i limiti del suo ‘pardon power’ nel caso Mueller lo incriminasse per collusione od ostruzione della giustizia.

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