Casa Bianca, una folla enorme protesta contro Trump Migliaia di persone manifestano contro il bando sull'immmigrazione voluto dal Presidente Donald TrumpMassive crowds gather at White House to protest President Trump's immigration plan, January 29, 2017 in Washington, D.C. Photo by Olivier Douliery/Abaca580185Massive crowds gather at White House to protest Trump's immigration plan . DCLaPresse -- Only Italy

Trump e il decreto anti-immigrati, dilaga la protesta negli Usa

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump difende la decisione di chiudere i confini ai cittadini provenienti da sette Paesi musulmani, decisione che sta scatenando proteste in tutto il mondo. ‘Il nostro Paese ha bisogno di confini forti e di controlli estremi, adesso. Guardate quello che sta succedendo in tutta Europa  e in tutto il mondo, un caos orribile’. Il tweet del neopresidente Usa arriva dopo l’ordinanza di sospensione del provvedimento emessa dal tribunale di New York e riguarda coloro che sono già  presenti, o in transito,  e hanno un visto regolare. Il Giudice  Donnelly ha motivato la sua decisione ritenendo che la mancanza di soggiorno sul suolo americano avrebbe potuto creare danni sostanziali e irreparabili per i rifugiati. ‘Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni. Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo. Il Congresso non potrà fare alcuna legge che stabilisca una religione di Stato o che proibisca il libero esercizio di una religione’.  I primi due virgolettati corrispondono a due articoli,  il 14 e il 18,  della dichiarazione dei diritti dell’uomo; il terzo è la parte iniziale del I emendamento costituzionale degli Stati Uniti. Il bando adottato contro gli immigrati provenienti da 7 paesi islamici (Siria, Iran, Iraq, Libia, Somalia, Yemen e Sudan), con esclusione di Arabia Saudita ed Egitto che  fornirono la manovalanza per gli attacchi alle Torre Gemelle, sembra decisamente in contrasto con questi principi che il presidente americano dovrebbe conoscere a menadito trattandosi da un lato del documento che regge le sorti del suo paese da duecentotrenta anni,  e dall’altro di una dichiarazione che gli Usa hanno firmato prima di tanti altri paesi, ovvero nel 1945. Trump avrebbe  dimenticato anche una legge varata da Lindon B. Johnson nel 1965. Il neo-presidente non ha tenuto presente che la globalizzazione non ha riguardato solo le attività economiche e finanziarie,  ma anche le relazioni umane e matrimoniali,  con la conseguenza che numerose persone si ritrovano oggi con un doppio passaporto e se qualcuno ha, ad esempio, acquisito la cittadinanza italiana perché ha contratto matrimonio con un nostro connazionale, mantenendo, però, anche quella di nascita in uno di quei sette paesi rischia, passando per gli Stati Uniti,  di venire bloccato alla frontiera. Da notare che  il Marocco e   l’Arabia Saudita   sono assenti dalla   lista di Trump. Dietro la sua ostentata  islamofobia si nascondano i ricchi affari con gli Emiri del Golfo. Trump è in rapporti con Hussain Sajwani, titolare della ditta Damac di Dubai. Insieme fanno affari d’oro costruendo nell’Emirato ville di lusso  e terreni da golf per super ricchi come il ‘Trump World Golf Club’. Un  suo amico saudita,   musulmano e per giunta wahabita,  Walid bin Talal,  lo salvò dal fallimento nel 1995. Bin Talal, al quale cedette il suo lussuoso yacht per 18milioni di dollari.  E’ in rapporti con  Akbar El-Baker, l’amministratore delegato della Qatar Airways che dal 2008 occupa un piano intero della Trump Tower a New York per un affitto stimato a 1.5 milioni di dollari l’anno. Ne consegue che i musulmani per  Trump  non sono tutti uguali.  La ‘Trump islamofobia’ risponde alle esigenze geopolitiche del colonialismo Usa, il quale vuole togliere ai palestinesi la speranza di avere un loro Stato e distruggere l’indipendenza nazionale dell’Iran. L’Iran pare che sia  l’incubo peggiore del neopresidente degli Usa, a partire dall’accordo sul nucleare.  Il presidente iraniano Rohani non ha tardato a rispondere: ‘Oggi non è più il tempo d’innalzare muri fra le nazioni, le autorità degli Stati Uniti si sono dimenticati della distruzione del Muro di Berlino’.  Rohani parla della globalizzazione dei diritti e della solidarietà e  Trump sta sottovalutando l’effetto collaterale delle sue scelte a partire dalla  reazione delle imprese.  Chi ha preso  direttamente  un a posizione è Starbucks, la famosa catena di caffetterie, che assumerà 10.000 rifugiati in tutto il mondo nei prossimi cinque anni in risposta al decreto anti-immigrazione del presidente americano, come  annunciato lo stesso fondatore della catena statunitense, Howard Schultz.  I dirigenti di Google hanno dato vita a un fondo già dotato di 2 milioni di dollari, che con le donazioni dei dipendenti potrà raddoppiare, per rispondere alla crisi dei migranti attraverso quattro organizzazioni che si occupano del problema, tra le quali Unhcr.  Airbnb,  la società degli affitti brevi, ha detto che metterà a disposizione gratuitamente alloggi per aiutare coloro che sono rimasti intrappolati nel bando di Trump.

Roberto Cristiano

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