epa06258400 YEARENDER 2017 JUNE US President Donald J. Trump makes a phone call to Prime Minister of Ireland to Leo Varadkar in the Oval Office of the White House in Washington, DC, USA, 27 June 2017. EPA/MICHAEL REYNOLDS

Trump: ‘Mai detto di decuplicare arsenale nucleare’

Voglio che il nostro arsenale nucleare sia al top delle sue possibilità,  ha detto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, smentendo di aver chiesto di decuplicare l’arsenale nucleare americano, in risposta a domande dei giornalisti nello Studio Ovale a margine dell’incontro con il premier canadese Justin Trudeau. Trump ha quindi nuovamente attaccato i media, affermando che è disgustoso che possano scrivere ciò che vogliono.

Donald Trump vuole decuplicare l’arsenale nucleare americano. La richiesta shock sarebbe stata avanzata dallo stesso presidente americano ai vertici militari statunitensi lo scorso luglio, secondo quando riporta Nbc News citando fonti presenti all’incontro. Lo stesso vertice alla fine del quale il segretario di Stato, Rex Tillerson, rivolgendosi ad alcuni dei partecipanti, avrebbe definito Trump ‘un idiota’.

Trump,  secondo quanto racconta chi era seduto attorno al tavolo,  disse chiaramente che la sua intenzione era di aumentare drasticamente la capacità nucleare degli Stati Uniti dopo che per 50 anni  l’arsenale è andato gradualmente riducendosi. Il presidente americano disse che alla fine degli anni ’60 gli Usa avevano 32 mila testate nucleari, indicando che quello deve tornare ad essere il livello da garantire. Attualmente le testate atomiche americane sono circa 4 mila, secondo la stima della Federazione americana degli scienziati.

Tornando al nucleare Trump sottolinea:  ‘L’accordo sul nucleare con l’Iran e’ frutto di un incompetenza mai vista, e’ l’accordo peggiore mai visto. Gli abbiamo dato 150 miliardi di dollari e noi non abbiamo ottenuto niente. E loro hanno avuto la strada spianata per costruire armi nucleari molto velocemente’.

In realtà il tycoon nega qualunque stato confusionale della sua politica e  ha risposto alle ultime rivelazioni minacciando di revocare la licenza televisiva alla Nbc per rappresaglia. Ma l’episodio estivo, seppur eclatante, non è isolato. Gli editoriali del New York Times infieriscono definendo la politica estera americana un ‘circo’. Il giudizio più caustico, su Trump, spetta ad un senatore del partito repubblicano, il capo della Commissione Esteri Bob Corker: l’irresponsabilità di Trump, ha detto, può portare alla Terza Guerra Mondiale. Tratta la presidenza come un Reality Show e la Casa Bianca sembra ridotta a un asilo infantile.

 Un’analisi della rivista Foreign Affairs dipinge il ‘peggior primo anno mai vissuto’ sotto un neopresidente ma ricorda che il debutto di un’amministrazione è stato spesso, storicamente, molto travagliato. Ed ex esponenti dell’ultimo governo repubblicano, quello di George W. Bush, suggeriscono che se l’apprendistato internazionale è tradizionalmente di una dozzina di mesi, questa volta il ‘periodo di prova’ potrebbe essere raddoppiato prima di trovare un assestamento. 

 Stewart Patrick, oggi al centro di ricerca Council on Foreign Relations e in passato, tra il 2002 e il 2005, esponente del team di pianificazione politica del Ministero degli Esteri, con responsabilità su Afghanistan e migrazioni e autore del volume in uscita e dal titolo rivelatore, ‘Le guerre della sovranità: Riconciliare l’America con il Mondo’,  avverte che i potenziali danni d’una gestione incoerente, istintiva, rabbiosa e ‘transazionale’ della politica estera possono essere sia ravvicinati, nel trattare problemi subito in agenda, che di lunga durata, minando credibilità e immagine, hard power e soft power americani.

‘Potrebbe lasciare un’eredità più profonda di quanto alcuni credono’, dice. Patrick non crede si possa parlare di ‘dottrina Trump’, piuttosto d’un approccio altamente personalizzato di quello che definisce come il primo ‘indipendente’ eletto alla Casa Bianca seppure sotto le bandiere del partito repubblicano: ‘I suoi predecessori valorizzavano prevedibilità, certezza; lui ama il caos e l’imprevedibilità, come si vede nelle tensioni sull’accordo con l’Iran e nelle dichiarazioni esplosive su Pyongyang’.

Donald Trump ha solo il 30% di chance di restare alla Casa Bianca fino alla fine del mandato. Parola,  secondo la rivista Vanity Fair, di Steve Bannon, ex stratega del presidente americano. Per il controverso fondatore della rivista ultraconservatrice Breitbart News, i pericoli maggiori per il tycoon sono proprio all’interno del suo governo piu’ che in Congresso. Bannon, sempre secondo Vanity Fair, avrebbe quindi piu’ volte messo in guardia il tycoon sul rischio non di un impeachment, ma del ricorso al 25/mo emendamento della Costituzione americana. Quello secondo cui il governo puo’ votare l’uscita di scena di un presidente ritenuto non piu’ capace di assolvere ai propri doveri per motivi di salute fisica o mentale.

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